Calvino

GIOVANNI CALVINO
Una breve biografia

Giovanni Calvino, nome italianizzato di Jean Cauvin (Noyon 1509 - Ginevra 1564), è stato un riformatore religioso di origine francese. Calvino nasce a Noyon, dunque è un "piccardo", termine che ai suoi tempi aveva una forte valenza dispregiativa tanto da essere considerato equivalente di "eretico".
Figlio di Gèrard Cauvin, un uomo esperto di legge e finanza, che si occupava degli affari del vescovo locale, maturerà con il tempo un forte atteggiamento anti-clericale.
Calvino, grazie ai buoni uffici del padre, riceve giovanissimo un beneficio ecclesiastico (una rendita), considerato segno di una futura brillante carriera ecclesiastica.
Ricevuta la tonsura, prende a frequentare di seguito, diversi collegi (Marche, Montaigu, Università di Orlèans dove studia un anno ricevendo il diploma in diritto, Università di Bourges, dove trova un atteggiamento favorevole alla Riforma).
La morte del padre, scomunicato dalla chiesa, determina un cambiamento del proprio corso di studi.
Prende a seguire gli studi di grammatica, logica e filosofia a Parigi nel collegio di Fortet. Qui si avvicina ai movimenti umanistici di riforma, intraprendendo studi sulla versione greca della Bibbia.
Nel 1532 pubblica un commento al De Clementia di Seneca. Sembra che risalga a questo periodo la sua conversione alle idee della Riforma, farebbe fede la sua revisione della prefazione all’edizione francese della Bibbia compiuta dal cugino Olivetano. Calvino parlerà sempre poco della propria conversione, contrariamente a Lutero non amava molto parlare di sè stesso.
La sua amicizia con Nicholas Cop, rettore neo-eletto all'Università di Parigi, e l'adesione alla Riforma lo costrinsero a continui spostamenti da una città all'altra, per evitare di cadere nelle mani delle autorità cattoliche, soprattutto dopo che Cop aveva annunciato nel 1535 di voler seguire le tesi di Lutero.


Calvino intensifica lo studio della Scrittura, iniziando  a dare formula esplicita ai principi della propria teologia.
Nel 1536 pubblica a Basilea la prima edizione in latino dell'Institutio Christianae Religionis sotto lo pseudonimo di Martianus Lucanius; tale edizione appare profondamente permeata di luteranesimo. Il Dio presentato da Calvino appare possedere molto in comune con quello della mistica medievale: Egli è fonte di spavento, paura, timore, pertanto la conoscenza che l’uomo può avere di Lui, non risulta essere una preparazione alla grazia, ma soltanto fonte di perdizione.
La Rivelazione, che Dio dona di sè medesimo nelle Sacre Scritture, riporta equilibrio nella conoscenza umana di Dio. Tramite Cristo, è donata una più equilibrata e vera conoscenza di Dio; tale conoscenza ha a che fare non con la speculazione teologica ma con l’ubbidienza, con il servizio e l’onore da dare a Dio.
Secondo Calvino la giustizia imputata non lascia immutata la natura di peccatore dell'uomo, come era, ad esempio, nel pensiero di Lutero, ma la grazia contribuisce positivamente ad un cambiamento di condotta.
L’ecclesiologia di questo scritto è ancora luterana, la chiesa è costituita dall’insieme degli eletti, perciò essa è indivisibile e inconoscibile e ogni suo membro può essere sicuro della propria salvezza ma non di quella altrui, anche se una condotta virtuosa fa sperare nella altrui fede.
La chiesa visibile è costituita da tutti quei gruppi di credenti in mezzo ai quali la Parola del Signore è fedelmente predicata e i sacramenti del battesimo e della Cena del Signore rettamente amministrati (sono queste le "notae", i segni luterani).
La Chiesa non precede la Parola e i sacramenti, ma è nata da essi.
La disciplina all’interno della chiesa è ridotta al minimo, e le sue regole sono di "diritto umano" e come tali, passibili di essere cambiate a seconda delle circostanze.
Lo Stato, pur non potendo dettare regole all’interno della Chiesa, può tuttavia, aprirsi alle leggi divine e farsi da esse guidare. In merito a quest'ultimo punto, Lutero aveva pensato che bastasse allo Stato lasciarsi guidare dalla retta ragione.


Dopo una breve sosta alla corte di Ferrara, che lascia a causa dell’intolleranza del duca d'Este, mentre si accingeva a recarsi a Straburgo per continuare i propri studi, Calvino fa una sosta a Ginevra, qui il riformatore Guillaume Farel gli chiede aiuto per organizzare la neonata chiesa riformata (luglio 1536).
I ginevrini avevano aderito alla riforma solo per patriottismo e anticlericalismo, la fede riformata era stata imposta "per alzata di mano" dal Consiglio cittadino.
Calvino e Farel presentano al Consiglio cittadino degli Articoli, con i quali i predicatori riconoscevano alle autorità cittadine di avere vocee in capitolo nel governo ecclesiastico, ciò allo scopo di vedere poste in essere le regole istituite dal clero. L’ordine morale sarebbe stato "sorvegliato" da "delegati" che il Consiglio avrebbe dovuto istituire (ma vicini e parenti non dovevano sentirsi esonerati da tale opera di controllo nei confronti di quanti manifestavano una morale dubbia); per gli ostinati vi era la scomunica pubblica, la consegna al braccio secolare o il bando. Seguivano norme a proposito dell’ordine del culto e della Cena del Signore.

Calvino inizia la propria carriera ginevrina, come semplice "lettore" della Bibbia, ma la propria competenza teologica lo impone ben presto all’attenzione delle assemblee religiose, tenute in Svizzera.
Redige nel 1537 una Disciplina ecclesiastica, il Catechismo di Ginevra, la Confessione di fede.
Calvino soggiorna a Ginevra con Farel fino all’aprile del 1538, quando furono entrambi banditi dalla città per aver rifiutato alle autorità ginevrine e ai loro protettori bernesi il diritto di ingerirsi ulteriormente negli affari ecclesiastici, particolarmente in quel che concerneva la pubblica adesione alla confessione di fede e il modo di celebrare la Cena del Signore (sembra che i cittadini ginevrini preferissero gli usi religiosi dei bernesi, ritenuti molto più elastici in merito a questioni indifferenti per la fede).
Calvino si trasferì a Strasburgo, per iniziare a collaborare con i riformatori Capitone e Bucero, e qui soggiorna fino al settembre 1541, con l'incarico di professore di teologia e pastore dei rifugiati francesi.
Si sposa con Idelette de Bure (vedova di un anabattista, morta nel 1594) e pubblica nel 1539 il primo di numerosi commentari ai libri della Bibbia. Difende gli interessi della riforma alle assemblee di Francoforte, Worms e Ratisbona, contro le concessioni ai cattolici fatte da Melantone.


Il 13 settembre 1541, richiamato dal Consiglio cittadino e da Farel, Calvino rientra a Ginevra. Il motivo del ripensamento del Consiglio è connesso al cosiddetto "Caso Sadoleto".
Il cardinale Sadoleto, esponente di spicco di quella corrente cattolica che va sotto il nome di "riformismo", aveva indirizzato una lettera al Consiglio ginevrino, con la quale invitava i cittadini di Ginevra a tornare in seno alla comunione cattolica dopo l’esperimento "luterano".
Prometteva, altresì, di rimediare a quelle corruzioni morali ancora esistenti in seno al clero cattolico. La lettera non fece molta impressione sul popolo, ma i membri del Consiglio chiesero lumi al Consiglio di Berna, che li indirizzò ad un uomo ben preparato teologicamente per una risposta: Calvino.
Calvino come condizione del proprio ritorno, pose l’accettazione delle Ordonnances ecclèsiàstiques, una sorta di costituzione che, approvata con vari emendamenti dal Consiglio cittadino, funse da regolamento per il popolo e il clero di Ginevra. Le Ordinanze stabilivano anche che la scomunica ecclesiastica doveva essere comminata da un organo particolare il Concistoro, composto da pastori e da laici, con funzioni distinte dal potere giudiziario civile e al quale si dovevano riferire i casi di indisciplina. Calvino si occupò anche dell'istruzione e fondò l'Accademia di Ginevra nel 1559 (che alla sua morte conterà più di 1200 iscritti), affidata al rettore Teodoro di Beza, ponendo, così, le basi di quella che sarebbe presto diventata una delle grandi università europee.


Il Consiglio ginevrino pensava di utilizzare l’opera di Calvino anche per preparare una nuova costituzione per la città (tale opera, che toglieva al popolo l’elezione dei sindaci e il diritto di proporre leggi in Consiglio generale senza il consenso preventivo dei Consigli, fu portata a termine con l’approvazione del Consiglio generale il 28 gennaio del 1543).
Pur ricevendo una casa e un appannaggio mensile, Calvino non fece mai parte del governo, e non prese la cittadinanza ginevrina fino al 1559, quando i suoi oppositori, guidati dell'influente famiglia Perrin, furono sconfitti.


Calvino non riorganizzò Ginevra instaurando una teocrazia, in quanto era convinto che lo Stato non dovesse essere sottomesso alla Chiesa. Pensava, piuttosto che lo Stato dovesse essere rispettoso della volontà divina e controllato dal clero. Tale concezione di Stato non era diversa da quella della chiesa cattolica (fatta eccezione per Gregorio VII e Innocenzo III, che ritenevano lo Stato decisamente subordinato alla Chiesa).
Bisogna ricordare che l’unità religiosa di Ginevra era strettamente in relazione a quella politica, essendo la città costantemente sotto la minaccia degli eserciti cattolici del duca Emanuele Filiberto di Savoia e di altri condottieri.
Lutero raccomandava di non insorgere contro le ingiustizie sociali facendo ricorso alle armi e alla violenza, ciò era detto non per difendere gli interessi dei principi, ma in ossequio agli insegnamenti del Sermone sul Monte.
Calvino al contrario riteneva che uno Stato che coprisse con il manto del legittimismo l'ingiustizia fosse da rovesciare, pertanto non era valido appellarsi all'ordine sociale per soffocare le rivolte, nel tentativo di conservare un "disordine sociale".
La Confessio Scotica del 1560, ad esempio, di chiara ispirazione calvinista, tra le opere che Dio giudica buone è annoverato il resistere alla tirannia e il difendere gli oppressi.


I trattati di Calvino furono il più durevole contributo alla Chiesa riformata. Scrittore di inni, incoraggiò altri a comporne. Il famoso Salterio di Ginevra, composto in gran parte da Louis Bourgeois, divenne il fondamento dell'innodia della Riforma. Il catechismo, centinaia di lettere a esponenti della Riforma e i commentari a quasi tutti i libri della Bibbia sono tra i suoi scritti più importanti.

Sofferente di asma e di disturbi digestivi, indebolito per un attacco di febbre malarica nel 1558, Calvino si spense sei anni dopo il 27 maggio del 1564 e venne seppellito in una tomba comune nel cimitero di Plain-Palais a Ginevra. Celebre la sua affermazione in punto di morte "Signore tu mi schiacci, ma a me basta che sia la tua mano a farlo!".

(autore: Domenico Iannone)