Frammenti dalla Grotta di Qumran,
Una testimonianza a favore del Vangelo di Marco e della 1Timoteo

La grotta di Qumran denominata 7Q conteneva soltanto frammenti di papiro in lingua greca e compilati solo da un lato e dunque provenienti da rotoli e non da codici. Esiste la certezza storica ed archeologica che le grotte di Qumran furono sigillate nel 68 d.C. a causa dell'invasione romana del territorio. Tutti i testi trovati sono perciò precedenti a questa data, in particolare secondo gli esperti di papirologia, lo stile “Zierstil” in cui sono scritti i papiri 7Q fissa la loro datazione tra il 50 a.C. e il 50 d.C. I due frammenti di papiro greco dalla Grotta 7 di Qumran che sono stati identificati come passi dal Nuovo Testamento (7Q4 = 1 Timoteo 3,16-4,3; 7Q5 = Marco 6,52-53) restano controversi. Il papirologo O'Callaghan ritiene possibile identificare uno di questi frammenti, catalogato 7Q5, con il vangelo di Marco cap. 6 versi 52-53: “In realtà non avevano ben capito il fatto dei pani perché il loro cuore era indurito. E avendo attraversato il lago verso terra giunsero a Gennesaret e sbarcarono”. Se tale identificazione fosse confermata ci troveremmo in possesso del più antico reperto del NT. Il piccolo frammento 7Q5 contiene in 5 righe solo 9 lettere sicure, le altre risultano di difficile interpretazione. Anche le ricerche al computer, utilizzando ogni possibile lettera variante (per esempio «My» invece di «Ny») non sono riuscite ad individuare alcun testo diverso da quello di Marco 6, 52-53. Se questo frammento dalla Grotta 7 di Qumran significa qualcosa, questo è certamente un frammento del Vangelo di Marco. Il confronto paleografico e le più recenti analisi al microscopio (utilizzando un microscopio a scansione laser a vera confocale) hanno mostrato che la discussa lettera è un «Ny» preceduto da un Omega. Di conseguenza, il suggerimento di leggere «My» invece di «Ny» proposto da Aristide Malnati resta interessante e può forse animare un ulteriore dibattito, ma non è necessario per la corretta identificazione del frammento 7Q5 come di Marco 6,52-53. A favore della tesi che il frammento appartenga al vangelo di Marco starebbe il fatto che l'unico testo conosciuto che possa corrispondere al numero di lettere più o meno uguale per ogni riga, è solo Marco 6:52-53, inoltre nella quarta riga del frammento, la rara successione delle lettere “ni ni eta sigma” sarebbe identificabile con il nome Genesaret di Marco 6:52-53. I difensori della tesi affermano, che una lettera dubbia della seconda riga deve essere identificata come la lettera “ni”, e che una lettera della terza riga deve essere uno “iota”, anche se vi è una linea curva, dovuta ad una sfilacciatura del papiro; inoltre bisogna supporre il cambio d'iniziale da “d” in “t” del verbo greco “attraversare”, e dal testo deve aver omesso, per mancanza di spazio, il complemento di direzione “verso terra”, espressione presente nel frammento di Marco, e infine, bisogna supporre uno spazio prima del “kai” che indicherebbe proprio l'inizio di un nuovo paragrafo. Gli argomenti contrari affermano che essendo il frammento tanto piccolo, l’identificazione del contenuto deve basarsi su di un elemento indubitabile e senza supporre irregolarità nel testo. La sequenza delle quattro lettere “ni ni eta sigma” è poco indicativa perché, nel NT vi sono 116 combinazioni delle 4 lettere in tale successione ed esse non riferiscono al nome “Genesaret”, ma al verbo molto più comune “generare”. Si contesta inoltre la lettura della lettera “ni” alla seconda riga e della lettera “iota” nella terza, mentre il cambio di “d” in “t” si riscontrerebbe solo in pochi casi e sarebbe da dimostrare anche la scelta del copista dell'omissione di “verso terra”. La conclusione di questi studiosi è che l'ipotesi non suffragata da prove. Il caso è diverso e più sorprendente se prendiamo in considerazione la discussione su un altro frammento del papiro greco dalla Grotta 7 di Qumran, il 7Q4. Questo è composto di due parti, una più lunga e una molto breve. Alcuni studiosi, soprattutto Ernest A. Munro e Emile Puech, sono convinti che i testi del Nuovo Testamento non avrebbero potuto essere preservati a Qumran. Si tratta di una decisione ideologica basata su assunzioni errate. Gli ebrei di Qumran, gli Esseni, dovevano essere particolarmente interessati ai documenti cristiani, poiché in essi si parlava dell’arrivo del Messia, e la loro speranza si focalizzava appunto attorno a tale concetto. La Grotta 7 era situata oltre i quartieri residenziali di Qumran e chiunque avesse voluto raggiungere questa grotta doveva passare davanti agli uffici della comunità. La Grotta 7 era sorvegliata e soltanto le persone con buone credenziali, i pii Esseni, vi avevano accesso. Esperti ebrei dei rotoli del Mar Morto, come Shemaryahu Talmon, affermano che Qumran era il luogo più naturale in cui i primi scritti cristiani potessero essere raccolti e studiati. Talmon ha anche affermato che l'esistenza di una copia del Vangelo di Marco - un Vangelo senz'altro scritto prima del 68 d.C. quando Qumran fu occupata dai Romani - deve essere data per scontata. In altre parole, le tesi contro una collezione «cristiana» a Qumran e le tesi contro il 7Q4, non possono avere valore storico e teologico. L'unico motivo perché tali tesi dovrebbero essere discusse è semplicemente papirologico. Non esistono delle ragioni dal punto di vista della papirologia per dubitare che le lettere e le righe sul frammento 7Q4 non sono conformi al testo della prima lettera di Timoteo 3:16 e 4:3, una identificazione del 7Q4 con la prima lettera di Timoteo non pone alcun problema testuale. Vi sono soltanto due variazioni rispetto al testo greco moderno stampato e sono normali varianti degli scribi, ben note e ben attestate da numerosi papiri antichi. Se Munro e Puech suggeriscono piuttosto dei passaggi dal libro non biblico di Enoch, utilizzando a sostegno di ciò ulteriori frammenti dalla Grotta 7, ma il loro suggerimento rappresenta un tentativo disperato di chi non può e non vuole accettare che un frammento della prima lettera di Timoteo possa essere stato trovato in una grotta di Qumran. Per chiunque abbia studiato i frammenti originali della Grotta 7, l'identificazione del 7Q4 e di altri piccoli pezzi dalla Grotta 7 con Enoch 103 è pura fantasia. Dal punto di vista storico non è affatto sicuro che sia esistita una traduzione greca di Enoch prima del 68 d.C. Dal punto di vista papirologico, le lettere sui frammenti non corrispondono in ogni caso a Enoch. Munro e Puech devono inventare dei collegamenti che non esistono, e lettere che non ci sono. Le analisi al microscopio hanno indicato che in particolare il suggerimento di Puech è basato su disegni falsificati. Anche gli ulteriori frammenti dalla Grotta 7 corrispondono alla prima lettera di Timoteo. Il frammento 7Q11 concorda con 1 Timoteo 2:15 – 3:1; il 7Q12 può essere identificato con 1 Timoteo 3:1-2; 7Q13 è 1 Timoteo 3:15; 7Q14 corrisponde a 1 Timoteo 3:7. Il 7Q4 è stato ampliato dai frammenti 7Q11, 7Q12, 7Q13 e 7Q14, e ora possediamo una sequenza impressionante: questa lettera pastorale, scritta prima del 68 d.C., era stata studiata a Qumran, e i passaggi dai capitoli 2, 3, e 4 sono sopravvissuti in non meno di sei frammenti. In altre parole: Ernest A. Munro e Emile Puech, che hanno cercato così disperatamente di dimostrare che la prima lettera di Timoteo non esisteva a Qumran, ci hanno aiutato a capire, contro le loro stesse intenzioni, che in realtà esisteva, insieme a un frammento dal Vangelo di Marco. 

di Domenico Iannone