Liberalismo politico-economico

Afferma Karl Hess: "Il Liberalismo è la concezione secondo la quale: 1) ciascun uomo è padrone assoluto della propria vita, che utilizza e dispone come meglio crede; 2) le azioni sociali di tutti gli uomini dovrebbero essere volontarie; 3) per qualsiasi altro uomo un simile ed uguale possesso di vita e per estensione, la proprietà ed i frutti di quella vita, sono il fondamento per una società aperta ed etica. Secondo questa prospettiva, la sola, ripeto sola, funzione delle leggi o del governo è quella di provvedere per l’auto-difesa contro la violenza, che se un individuo fosse abbastanza potente, reprimerebbe in modo autonomo."1

In parole povere la filosofia del liberalismo è fondata sull’idea di auto-possesso. Ciascuna persona possiede per "diritto naturale", se stessa, cioè il diritto assoluto di controllo sulla propria vita, corpo, parole, azioni e la proprietà onestamente acquisita. Ogni persona ha l’obbligo di rispettare gli eguali diritti di ogni altra persona. Proprio per tale motivo il pensiero liberale pone al centro della propria riflessione l’individuo, rispetto al quale vengono coordinate gli elementi dell’auto-possesso e dell’auto-dominio. Affermava il filosofo inglese John Locke: "Sebbene la Terra, e tutte le creature inferiori siano comuni a tutti gli uomini, è certamente vero che ciascun uomo gode di una proprietà nella sua stessa persona."2 La concezione di Locke è basata su di una comprensione ottimistica dell’uomo, che è inteso capace di creare assetti sociali dal nulla. Tale assunzione è del tutto aliena al pensiero biblico, che non distingue tra stato di natura e società civile, ma tra stato di innocenza e stato di ribellione alla volontà di Dio, dove lo stato di natura possiede le medesime caratteristiche dello stato di corruzione dell’uomo lontano da Dio. Il passaggio dallo stato di natura alla socievolezza è caratterizzato dalla sottomissione alla legge di natura, che è espressione di quella ragione che ha per oggetto i rapporti tra gli uomini, prescrivendo la reciprocità di tali rapporti. La reciprocità è connessa strettamente alla sostanziale uguaglianza originaria degli uomini. La ragione insegna agli uomini la fondamentale uguaglianza, cioè che nessuno deve danneggiare la vita degli altri. Nello stato di natura essa è la sola legge valida perciò la libertà degli uomini sta nel non sottostare ad alcuna volontà ma al solo rispetto della norma naturale. La stato si forma quando i singolo si associano senza alienare quei diritti che godevano nello stato di natura. Gli uomini si organizzano consensualmente in comunità al solo scopo di conservare e tutelare questi diritti. Lo stato per tale motivo, non può mai essere assoluto. Data la natura del contratto in Locke, i cittadini conservano il diritto di ribellarsi allo Stato quando questo diventa tiranno e trascende i limiti che gli sono stati imposti al momento della fondazione. Pertanto lo stato di natura in Locke, deve essere superato dallo stato civile, poichè in buona sostanza la società esiste esclusivamente per proteggere la proprietà ed altri diritti, prodotti da entità diverse dalla società stessa. Corollario di tali linee di pensiero è la psicologia del XVIII° sec. che nata dalla teoria della mente lockiana, mette capo a conclusioni fondamentalmente egoistiche a proposito dei comportamenti umani, che appaiono caratterizzati dal calcolo individualistico del piacere e del dolore. Gli interessi individuali risultano sempre prioritari rispetto a quelli non sostanziali della società. L’unità sociale per il pensiero liberale è solo nominale e dunque artificiale, fatta di associazioni di individui a cui gli stessi individui, ciascuno per parte propria, provvedono vera realtà. Locke riteneva che le funzioni dello stato debbono essere limitate allo scopo di conservare integra l’individualità del cittadino, ma se le persone sono fondamentalmente buone, allora non sembra essere necessaria una qualche forma di governo. Nella Bibbia troviamo una estrema attenzione nella limitazione del potere della sfera del governo. ma il liberalismo di Locke e la Bibbia propongono un diverso punto di partenza per la limitazione del potere dello stato. Il liberalismo è centrato sull’uomo, i suoi diritti sono considerati prioritari. La Bibbia al contrario è centrata su Dio, con l’uomo quale vice-reggente. All’uomo è accordata autorità e dignità solo quando opera in accordo con la volontà di Dio; l’autentica cifra dell'individuo non è nell'operare in accordo con la propria ragione autonoma.

Il liberalismo si confronta solo con due entità: gli individui e le associazioni di individui. La Bibbia bilancia le libertà e i doveri degli individui con il riconoscimento che questi doveri e responsabilità sono contestuali: l’uomo esiste "contemporaneamente" in più sfere di esistenza, la famiglia, lo stato, la scuola, la chiesa, ect. tutte egualmente "reali". Mentre il liberalismo professa di essere puramente razionale, tale assunto è poco più di una assunione fideistica, specie quando la ragione entra in conflitto diretto con il principio di auto-determinazione. Ma se gli standard etici vengono ridotti a standard individuali, su quale base principi universali quali "non-coercizione" e "auto-determinazione" possono essere giustificati? Se le etiche fossero effettivamente individuali chi potrà dirmi se sto sbagliando? Il principio liberale di ragione si riduce alla fine, ad una mera espressione di potere. Per tale motivo l’etica e la politica cristiane di marca protestante posseggono il vantaggio di un autentico equilibrio tra individualità e società. L’etica biblica riconosce l’importanza delle capacità individuali, intende la società e le sue strutture come aventi una realtà indipendente dagli individui che partecipano ad essa, ma provvede anche uno standard esterno agli individui e un contesto sociale che viene applicato allo storia secondo gli esempi presentati nelle leggi e negli ordinamenti biblici. Per tale motivo l’etica biblica può essere definita multi-prospettica. Essa riconosce che la legge di Dio è assoluta, e nello stesso tempo tanto elastica da essere applicabile ad una varietà di situazioni sociali ed individuali. Solo in tal modo le diverse prospettive degli individui, possono risultare tutte essenziali al bilanciamento dell’intero. Ma ciò soltanto perchè il Dio cristiano possiede la capacità di armonizzare individualità e società. Al contrario l’uomo possiede solo una conoscenza distorta dal proprio desiderio di autonomia, e senza il concorso di Dio una nazione non potrà che oscillare tra anarchia ed autoritarismo.

1. Karl Hess, "The Death of Politics," American Radical Thought: The Libertarian Tradition, Henry J. Silvemian, ed.; (Lexington, 1970), p. 275.

2. John Locke, Due Trattati sul Governo, in Cambridge Texts in the History of Political Thought, Peter Laslett, ed., Student edition. (New York, 1988), II: §27, 287-88.

Domenico Iannone

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