Psicanalisi e Cristianesimo di D. Iannone

Rousas Rushdoony osserva:

"Ciò non significa che alcune cose interessanti non siano state scoperte dagli psicologi, psicanalisti e psichiatri. Riconoscere un nemico quale nemico non significa che non possiamo apprendere da lui, ma dobbiamo essere sempre consci del contesto delle sue idee e delle sue scoperte."

"Se la Bibbia dice il giusto, la salute mentale è un prodotto della giustificazione, dell’espiazione ottenuta da Gesù Cristo, applicata e sviluppata nella vita dell’uomo... L’uomo non può trovare salute mentale a prescindere dalla fede e dall’obbedienza."

Un Panorama Storico: le Origini

 

Freud fu allievo di Charcot, secondo il quale le nevrosi, e in particolare l'isteria, sono affezioni psichiche, non connesse a lesioni organiche, causate da meccanismi analoghi a quelli messi in azione dall'ipnosi stessa (secondo Charcot l'isteria è una ipnosi spontanea, l'ipnosi un'isteria artificiale), per cui era possibile per mezzo dell'ipnosi far scomparire i sintomi isterici. Freud elaborò una terapia, detta catartica, che utilizzava l'ipnosi non più per bloccare la sintomatologia nevrotica ma per realizzare la liberazione del malato attraverso la rievocazione dei fatti biografici ritenuti alla base del disturbo con conseguente liberazione delle cariche emotive connesse. Tali fatti erano rifiutati dalla coscienza poiché questa cercava di difendere la personalità da elementi dolorosi o incompatibili con la linea di condotta generale del soggetto. Freud successivamente mise da parte l’ipnosi ed elaborò il metodo delle "associazioni libere" consistente nel determinare un rapporto di distensione e simpatia tra il medico e il paziente, nonché una atmosfera di fiducia tale da indurre l'ammalato a raccontare spontaneamente i ricordi, i pensieri, le impressioni più o meno direttamente collegate ai nuclei responsabili dei disturbi. Nacque così la psicoanalisi come tecnica esplorativa degli strati più remoti della coscienza e anche come teoria relativa alla struttura psicologica della personalità estesa anche agli strati non coscienti. Secondo Freud e la psicoanalisi il disturbo psichico nasce dal fatto che il malato vive una situazione conflittuale nei confronti di profonde forze istintive, inconsce, che non riesce a comprendere, il che comporta lo studio esplorativo delle zone non coscienti della psiche umana. Freud è così pervenuto alla distinzione dei tre sistemi costituenti la vita psichica: coscienza, preconscio (costituito da elementi latenti ma che possono essere riportati facilmente nella sfera cosciente) e inconscio (costituito da elementi necrotizzanti che possono diventare coscienti solo dopo aver superato le forze che li hanno "rimossi" dalla sfera cosciente). I processi della rimozione sono spiegabili pensando che l'apparato psichico è sottoposto a tre tipi di istanze: l'io, in gran parte cosciente, con qualche elemento preconscio; l'es, costituito dagli impulsi irrazionali e intuitivi, essenzialmente inconsci; il super-io, istanza normativa, in parte cosciente (coscienza morale), ma soprattutto inconscia. Il super-io, formatosi nel corso dell'esistenza per un processo di interiorizzazione delle norme educative che sono state imposte dapprima al bambino, poi all'adulto, promuove la rimozione che, in forma di difesa dell'es, trattiene nell'inconscio molte istanze provenienti da questo. Nei nevrotici lo squilibrio tra le tre istanze porta a manifestazioni patologiche tipiche (ad es. l'angoscia non è altro che la paura dell'io incapace di controllare le pericolose istanze dell'es e le minacciose proibizioni del super-io). L'esigenza di esplorare l'inconscio portò Freud ad analizzare i sogni, che rappresentano la via più importante per arrivarvi. Infatti lo scienziato, avvalendosi dell'interpretazione dei sogni oltre che delle libere associazioni, arrivò alla conclusione che gli attuali conflitti nevrotizzanti non sono altro che la ripetizione di conflitti già verificatisi nell'infanzia e che le istanze dell'es a cui l'io riesce a far fronte solo rifugiandosi nella nevrosi hanno essenzialmente carattere sessuale. Da ciò la necessità di indagare lo sviluppo degli istinti sessuali che, contrariamente a quanto fino allora ritenuto, cominciano a manifestarsi sin dall'infanzia e attraverso varie fasi assumono progressivamente l'aspetto definitivo. Infatti la maggior parte dei conflitti che poi agiscono nelle nevrosi si formano nell'evolversi dell'istinto sessuale. Lo studio psicoanalitico dell'inconscio e in particolare l'interpretazione dei sogni rivela inoltre una dimensione psicotica nell'uomo normale, che annulla la netta distinzione tra malato di mente e sano ridando al primo dignità di soggetto. Il concetto di inconscio è, in un certo senso, intuitivo. Inizio da questa formulazione perché una nozione più scientifica mette in causa, in qualche modo, questa definizione intuitiva secondo cui l'inconscio è l'insieme di quegli aspetti della mente che non sono accessibili alla coscienza. E allora si può parlare di meccanismi inconsci, in quanto si suppone che esista una fabbrica dei pensieri e delle idee che noi non conosciamo. L'idea di inconscio è effettivamente legata a Freud. Si può dire che tutta la dottrina freudiana è una teoria dell'inconscio, e che la stessa psicoanalisi sia né più né meno che una teoria dell'inconscio. L'inconscio è il luogo della rimozione e della sessualità. Al centro dell'inconscio sta un particolare meccanismo inconscio, per il quale noi ci proibiamo di conoscere certe cose, che sono essenzialmente idee, ricordi e fantasie; e però queste cose, che stanno dentro di noi e che sono interdette alla coscienza, quindi rimosse, tuttavia agiscono su di noi. L'idea che noi siamo in qualche modo condizionati, e in particolare forse anche agiti, da forze che stanno dentro di noi, è un'idea espressa con particolare forza e pregnanza prima da Schopenhauer (che influenzerà la speculazione freudiana) poi da Nietzsche. La soggettività o "Io", non è un alcunché di primario, ma è il prodotto o effetto di qualche altra cosa. Freud polemizza con l'immagine dell'essere umano tipica dell’epoca vittoriana, secondo la quale il gentiluomo civilizzato è caratterizzato dal dominio dell'autocoscienza sulla mente. Freud riteneva che la sofferenza, e in particolare la sofferenza nevrotica, fosse legata ad una cattiva gestione dei rapporti con l'inconscio. La soluzione è migliorare la consapevolezza di tali rapporti, facendo in modo che l’Io cosciente si riappropri di una parte dei contenuti dell’inconscio. In Freud l'inconscio ha qualche cosa di primitivo e limitativo, a fronte di cui c’è la nobiltà della coscienza. 

Carl Gustav Jung (Kesswil, Turgovia, 1875 - Küsnacht, Zurigo, 1961) era figlio di un pastore evangelico. Dal 1906 al 1910 collaborò con Freud. Per qualche tempo fu difensore della psicoanalisi negli ambienti accademici e diede un suo personale contributo, avendo studiato il fenomeno della demenza precoce alla luce psicoanalitica. Un fondo di misticismo gli impedì di accettare i princìpi fondamentali della psicoanalisi; elaborò quindi una teoria psicologica che si oppone alla psicoanalisi nei punti fondamentali. Per Jung la libido è una sorta di energia primaria desessualizzata. Il concetto di inconscio di Jung si oppone a quello di Freud. Egli distingue un inconscio personale e un inconscio collettivo: l'inconscio personale coincide con il preconscio freudiano mentre l'inconscio collettivo è, come dice Jung stesso, "una poderosa massa ereditaria spirituale che rinasce in ogni struttura cerebrale individuale", composta da archetipi, cioè immagini antiche appartenenti al patrimonio comune dell'umanità, risultato di esperienze ricorrenti nella vita (nascita, morte, maternità, fuga dal pericolo ecc.). Nella tipologia egli distingue un atteggiamento introverso da un atteggiamento estroverso. Nella teoria junghiana, inoltre, ha un posto importante il processo di individuazione, che consiste nella realizzazione del significato individuale dell'esistenza. Jung denominò la sua teoria "psicologia analitica". Riguardo alla genesi delle nevrosi, mentre per Freud il fattore scatenante va ricercato in un conflitto tra gli istinti individuali e le coercizioni imposte dall'ambiente, per Jung le nevrosi si instaurano in individui predisposti somaticamente in cui si sia verificata una rottura del fragile equilibrio esistente tra conscio e inconscio. In Jung l'inconscio è un mondo più articolato che in Freud, ha una dignità maggiore, una maggiore autonomia, e si esprime in strutture autonome e in un discorso autonomo. Jung si rende conto che l'inconscio si esprime secondo un linguaggio, secondo una simbologia che è la strutturazione di un discorso non in senso linguistico ma immaginale. Al tempo stesso influenze romantiche, permettono a Jung di liberarsi, da alcune influenze positivistiche e illuministiche tipiche di Freud, concependo l'inconscio in un senso non irrazionalistico. Jung non vede l'inconscio agire sulla psiche cosciente, ma è convinto piuttosto che l'inconscio sia psiche, nel senso che è un mondo in cui esiste una razionalità, esistono dei discorsi, delle storie, che si creano, si disfano, che in qualche modo influenzano non soltanto i lapsus e le nevrosi, ma tutta la produzione psichica dell'individuo.

Nel saggio Psychology of Religion, Van Til traccia il percorso che la psicologia secolare ha espresso nel proprio approfondimento della ribellione contro Dio, nello stesso tempo identifica anche elementi che possono essere considerati epistemologicamente veri, o che potrebbero essere veri se posti in un contesto cristiano, ricordando che ciò che in un contesto non cristiano può essere vero nella sostanza, è certamente falso nelle motivazioni.

1) "...l’intelletto perde il proprio posto di alta autorità. Ciò dovrebbe essere stato fatto nell’interesse di un tipo cristiano di pensiero. La cristianità ha sempre cercato di bilanciare tutti gli aspetti della personalità dell’uomo. Comunque la detronizzazione dell’intelletto non fu fatta nell’interesse del teismo cristiano, ma nell’interesse dell’irrazionalismo."

2) "...la nuova psicologia reagisce contro la separazione dell’anima dal corpo. Questo anche potrebbe essere stato nell’interesse del teismo cristiano .... La posizione cristiana non è mai stata colpevole di un’astratta separazione dell’anima e del corpo. Allo stesso modo, nella misura, la nuova psicologia tenta di condurre anima e corpo in una stretta armonia l’una con l’altro possiamo solo gioire. Comunque dovremmo ancora osservare che questo condurre l’anima e il corpo assieme da parte della moderna psicologia si muove nella direzione dello spazzare via la differenza tra essi."

3) "...la nuova psicologia reagisce contro la vecchia per l’eccessiva enfasi che questa pone sulla psicologia del bambino.... Rispetto a questo ulteriore elemento osserviamo ancora che eso potrebbe eessere stato preso nell’interesse del teismo cristiano. L’individualità è un concetto che è connesso all’autentico fondamento del teismo. Così come la cristianità rende giustizia all’emozionale ed al volitivo, così fa anche giustizia alla individualità di ciascuna persona..." [ma] "...la psicologia moderna pensa che la personalità sia esclusivamente auto-espressione dell’uomo. A questo punto è direttamente opposta al cristianesimo che ritiene la personalità sia creata da Dio."

4) a proposito dell’inconscio Van Til afferma: "anche questo quarto punto della psicologia moderna possiede 'buoni elementi' in esso. Come cristiani crediamo che l’uomo fu originariamente creato con l’amore di Dio nel proprio cuore. Cioè crediamo che l’uomo fosse tanto un sacerdote quanto un profeta. Oltre questo crediamo anche che l’uomo fosse in parte conscio e in parte inconscio nella propria attività. Riteniamo che l’uomo fosse creato come un carattere. Cioè teniamo fermo che nella propria conscia attività come in quella inconscia l’uomo era diretto da Dio. La Scrittura è pervasa dall’idea del subconscio. Davide prega affinchè possa essere perdonato per i peccati che gli sono ignoti. Noi affermiamo che siamo nati e concepiti nel peccato cosa che non si riferisce all’attività dei genitori ma significa che siamo peccatori quando entriamo in questo mondo anche se non abbiamo coscienza di ciò." Abraham Kuyper scrive: "La nostra conoscenza del sé è piccolissima. La profondità della nostra auto-coscienza difficilmente va oltre la superficie, mentre l’occhio di Dio penetra le acque dell’anima sino al loro fondo. Noi siamo ignoranti di molte delle cose che avvengono nell’anima, e ciò che percepiamo di esse spesso è presente alla nostra coscienza è differente da quanto esse sono in realtà." Kuyper non usa il termine "inconscio", ma il concetto evocato è il medesimo. Van Til riteneva che la Bibbia supportasse la dottrina che vi fosse un inconscio del carattere umano (Van Til usa I termini "inconscio" o "subconscio" in modo intercambiabile) e credeva che l’esistenza di un inconscio era la conseguenza dell’essere stato creato ad immagine di Dio. L’uomo è una replica sul piano creaturale di Dio, ma solo Dio è un essere perfettamente auto-cosciente, per tale motivo l’uomo non può avere piena coscienza di sè. Prima della caduta, la volontà dell’uomo controllava la sua vita conscia, mentre dopo la caduta, il subconscio controlla la sua volontà.2

Bisogna essere molto cauti nell’uso del termine inconscio, poiché non esiste un limite chiaro tra conscio e inconscio, allo stesso titolo dobbiamo attentamente soppesare la conoscenza che deriva dall’inconscio. Molto di ciò che ci proviene dall’inconscio è buono e non patologico. Solo Dio può conoscere pienamente l’inconscio dell’uomo e Gordon Clark illustra questo punto affermando che: "...i pensieri non possono essere inconsci." L’inconscio è da concepire come una mistura amorfa di conoscenze che sono disorganizzate e frammentate, non concepibili come "pensieri" a meno che esse non siano condotte nella sfera del conscio, ed anche in quest’ultimo caso tali pensieri debbono essere attentamente valutati per stabilirne la veridicità. La presenza dell’inconscio nell’uomo non deve essere occasione per scusare il peccato e dunque responsabilizzare l’individuo. Abraham Kuyper dichiara: "Qualsiasi eresia che ha concesso in un modo o nell’altro che l’uomo ha una parte, in generale una parte da leone, nell’opera redenzione, ciò ha sempre avuto inizio chiamando in questione la natura del peccato." Sarebbe opportuno, allo scopo di togliere dal concetto di inconscio la dimensione della "profondità della conoscenza", adottare l’espressione sostitutiva di "coscienza periferica", dove in questione appare il "focus" della nostra conoscenza. Il problema dell’uomo non è connesso alla "profondità" della propria conoscenza, ma alla conoscenza stessa. In breve il "focus" della nostra conoscenza deve essere posto sulla rigenerazione della nostra conoscenza.

5) "Lo studio della psicologia dell’anormalità è una cosa buona. Esso ha attirato indubbiamente luce non soltanto sul comportamento dell’anormale, ma anche sul comportamento del normale... Non è il fatto che gli uomini si orientino allo studio della psicologia dell’anormale che è importante, ma la ragione perché l’hanno fatto. Questa ragione era l’assunzione che il normale e l’anormale sono entrambi normali nel senso che sono entrambi incontrabili naturalmente nella vita umana."

6) Lo studio dell’anima del cosidetto "uomo primitivo" ha un preciso correlato nello studio dei credenti della situazione di Adamo in Eden.

7) L’importanza data all’animalità quale principio di comprensione di ciò che umano, non possiede nessun elemento di verità in esso, poichè confonde la diversità dei piani creazionali.