Baxter

Richard Baxter
(1615-1691)
di Domenico iannone

J. C. Ryle reputò Richard Baxter uno dei migliori pastori mai vissuti: "Mentre alcuni ministri disputavano intorno al diritto divino dell'Episcopato o del Presbiterianesimo, o cavillavano intorno alla dannazione e al libero arbitrio, Baxter non smetteva di far visite di casa in casa supplicando gli uomini per l'amor di Cristo ad essere riconciliati con Dio. Mentre altri si impigliavano nella politica e 'seppellivano i loro morti', Baxter viveva una vita crocifissa e predicava quotidianamente il Vangelo".

Richard Baxter, nacque il 12 novembre 1615 nel villaggio di Rowton, nel Shropshire. Sembra che il padre, Richard si sia convertito all'epoca della sua nascita.
Frequentò la Donnington Free School di Wroxeter, decidendo poi di non andare ad Oxford, ma di completare la propria istruzione con il cappellano di Ludlow, Richard Wickstead. Fu ordinato diacono dal Vescovo di Worcester nel giorno dell’Avvento del 1638. In seguito fu preside del Richard Foley’s School, a Dudley nel 1639 e assistente pastore a Bridgnorth (Shropshire), nel periodo 1639-40, incarico che non risultò molto efficace a causa dei propri scrupoli.
Infatti nei pressi di Dudley, Baxter era venuto a contatto con credenti non conformisti, ossia con persone polemiche nei confronti di alcuni aspetti della teologia e della liturgia della chiesa d'Inghilterra.
Baxter iniziò allora a mutare le proprie convinzioni conformiste, e pur non avendo particolari problemi con i riti e la liturgia del culto anglicano, si oppose all'uso della croce in occasione dell'amministrazione del battesimo e considerò l'uso dei paramenti ecclesiastici non in linea con l'insegnamento della Scrittura.
Ciò che però lo scandalizzava era la mancanza di disciplina della chiesa anglicana, che ammetteva senza censure, ubriaconi e bestemmiatori alla Cena del Signore. Nel marzo del 1641 ricevette l’incarico di predicatore nella chiesa di St. Mary a Kidderminster, nel Worchestershire.
Quando scoppiò la guerra civile nel 1642, pur essendo di convinzioni realiste, divenne cappellano dell’esercito parlamentare a Coventry (1642-45) e dopo essere stato rimproverato da Cromwell per la propria fedeltà al re, venne aggregato al reggimento del colonnello Whalley (1645-1647). Ritornò ai suoi doveri pastorali a Kidderminster (1647-61), e nonostante i suoi molteplici acciacchi, lo Spirito di Dio si servì di lui come di un potente strumento per alimentare un risveglio religioso.
Fondò la “Associazione dei Pastori del Worchestershire” che aveva l’incarico di praticare l’evangelismo congregazionalista tramite la cura pastorale, la disciplina ecclesiastica e la partecipazione a riunioni concistoriali periodiche. Risalgono al 1652 i suoi sforzi per l'unità dei credenti e nel 1654 a Londra collaborò alla stesura di uno "Statuto dei Fondamenti della Religione".
In questa occasione incontrò l'arcivescovo della chiesa irlandese James Ussher, che lo esortò a scrivere un manuale per aiutare i credenti afflitti. Nel 1660 fu convocato a Londra, in qualità di puritano moderato al fine di invocare il ritorno del re (Carlo II). Fu presente alla Conferenza di Savoy, nel 1661, dove potè operare in modo fruttuoso affinché si accettasse la forma sinodale di episcopato proposta dal suo amico arcivescovo Ussher (1581-1656), e per una revisione puritana del Prayer Book.
Visse privatamente a Londra o nelle vicinanze, tra il 1662 e il 1691 (Moorfields 1662-63, Acton 1663-69, Totteridge 1669-73, Bloomsbury 1673-85, Finsbury 1686-91). Sposò Margaret Charlton (1636-81) nel 1662.
L'Atto contro le Conventicole del 1664 gli impedì di continuare a predicare. Fu imprigionato con la moglie per una settimana nel carcere di Clerkenwell, e un successivo atto di indulgenza del re gli permise in seguito di predicare come non-conformista (nè presbiteriano, nè indipendente).
A causa di delazioni fu imprigionato nel 1669 per ventuno mesi nel carcere di Southwark, dopo che gli erano state confiscate le proprietà e i libri. Sul letto di morte un amico ebbe a lodarlo per la sua opera, al che Baxter replicò: "Io sono stato soltanto una penna nella mano di Dio, e che lode è dovuta ad una penna?". Morì l’8 dicembre 1691


Kidderminster, il paese dove Baxter esercitò il proprio ministero pastorale, contava circa 800 famiglie e 2.000 abitanti. Quando Baxter arrivò, trovò “gente ignorante, maleducata e mondana”. “Appena assunsi l’incarico, mi rivolsi in modo particolare a coloro che erano umili, riformati o convertiti; dopo aver lavorato a lungo, però, piacque a Dio che i convertiti fossero così numerosi che non avevo più tempo per un’analisi così dettagliata ... numerose persone, intere famiglie e gruppi ... cominciarono ad arrivare e a crescere senza che io fossi in grado di spiegare come”. “Durante i culti la chiesa che ospitava fino a mille persone era di solito piena, così che fummo costretti a costruire cinque gallerie ... Nel giorno del Signore ... camminando per strada si poteva ascoltare un centinaio di famiglie cantare salmi e ripetere i sermoni ... quando arrivai, in ogni via c’era generalmente una sola famiglia che adorasse Dio e invocasse il suo nome; quando me ne andai, in alcune vie c’era forse una sola famiglia che pur non essendo ancora convertita ci dava speranza per la sincerità e la seria professione di religiosità”.
Più tardi, Baxter poté scrivere: “sebbene sia assente ormai da circa sei anni, ed essi siano stati assaliti dalle calunnie pronunciate dal pulpito, da diffamazioni, da minacce di incarcerazione, da parole attraenti e ragionamenti seducenti, restano comunque saldi e mantengono la loro integrità. Molti di loro sono andati con il Signore, alcuni si sono trasferiti, altri sono in prigione; la maggior parte è rimasta nelle proprie case, ma nessuno, per quanto ne sappia, si è perso o ha abbandonato la retta via”.
Nel dicembre del 1743 George Whitefield visitò Kidderminster e testimoniò del frutto dell’opera di Baxter, ancora presente nella vita dei suoi abitanti. Il Dr. Bates riferì: "Quel luogo, prima della sua venuta, era come un pezzo di terra arida e sterile; ma con la benedizione del cielo sul suo lavoro, vi comparì la faccia del paradiso. Il male fu cambiato in bene e il bene in meglio".
Molti credono che Baxter sia stato uno dei più potenti predicatori inglesi, e infatti fu un predicatore fervente ed energico; credeva che "se si devono spezzare cuori duri, non si debbono fare carezze, ma battere". Si proponeva sempre di "predicare come non essendo mai sicuri di poter predicare di nuovo, e come un uomo morente rivolto a uomini morenti".
Nei suoi sermoni (uno per ogni domenica e giovedì, della durata di un’ora) insegnò le basi del cristianesimo. “Cercavo di illustrare giornalmente ed imprimere nelle loro menti con una certa insistenza, i grandi principi fondamentali del cristianesimo contenuti nel loro impegno battesimale, cioè una corretta conoscenza, la fede, la sottomissione e l’amore per Dio Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, unito a quello per tutti gli uomini e la concordia con la chiesa e tra di loro. Aggiungevo la spiegazione del contenuto vero ed utile del Credo (ovvero la dottrina della fede), del Padre Nostro (ovvero la questione dei nostri desideri) e dei Dieci Comandamenti (ovvero la legge in pratica), fornendo così quel materiale per aumentare la conoscenza della maggior parte di quelli che professano la fede – il che richiede molto tempo. Dopo aver fatto questo, i credenti devono essere guidati a proseguire, ma non in una maniera che lasci indietro i più deboli, così da perseguire con perseveranza i grandi principi di fede, speranza, carità, santità ed unità che devono essere sempre inculcati come inizio e fine di ogni cosa”.
In più, egli teneva un incontro settimanale pastorale dedicato alla discussione e alla preghiera; distribuiva Bibbie e libri cristiani (la quindicesima parte di ogni edizione delle sue opere gli veniva consegnata gratuitamente, in sostituzione dei diritti d’autore, così da poterla distribuire). Baxter era convinto che la predicazione dovesse essere accompagnata da un’efficace cura pastorale: "Stabilì che ogni famiglia della sua parrocchia dovesse venire a casa sua, una ad una, poi egli avrebbe preso ogni membro in disparte e con urgenza e dolcezza, l'avrebbe supplicato a prendere una decisione immediata per Cristo. Raramente una famiglia lasciava la porta di Baxter senza lacrime".
Oltre tutto ciò, furono le preghiere di Baxter e di un gruppetto di altri credenti, a preparare la via per il risveglio. Crisi epilettiche, tumori e peccati di ogni genere sparivano in risposta alle preghiere della congregazione di Baxter. Con la disciplina della preghiera, Baxter superò ogni ostacolo; la cattiva salute, la calunnia, il rifiuto, la divisione e perfino la Grande Espulsione del 1662.
Richard Baxter considerò la preghiera la prima e l'ultima cosa necessaria per essere un pastore e un revivalista efficace: "Soprattutto rimanete a lungo in segreta preghiera e meditazione. Per mezzo di essa porterete il fuoco celeste che deve bruciare il vostro sacrificio: ricordate che non potete declinare o trascurare il vostro dovere badando alla vostra ferita soltanto, altrimenti molti saranno sconfitti a causa di essa, oltre a voi stessi".
A causa dei frutti del ministero di Baxter, tra la gente del villaggio, il Signore gli concesse di divenire aiuto per il ministero di altri pastori. Rivolgendosi ai suoi colleghi ministri, Baxter scrive: "Dobbiamo sentirci con la nostra gente come un padre con i propri figli; sì, il più affettuoso amore di una madre non deve superare il nostro. Dobbiamo perfino essere in doglie, finché Cristo sia formato in loro. Essi dovrebbero vedere che non siamo interessati ad alcuna cosa esteriore, o libertà, o onore, o vita, in confronto alla loro salvezza. Quando le persone vedono che voi li amate davvero, essi ascolteranno qualunque cosa da voi. Oh, perciò guardate di provare un tenero amore per la vostra gente nei vostri cuori, e lasciate che lo percepiscano nel vostro parlare e nella vostra condotta. Fate vedere loro che spendete e siete spesi per amor loro".
Il maggior contributo di Baxter allo sviluppo dell’ideale puritano del ministero, fu la trasformazione della pratica della catechesi personale, da disciplina preliminare per bambini a componente permanente della cura pastorale per persone di ogni età.


Corto Circuiti nella Teologia della Grazia baxteriana


Baxter era dotato di un’incredibile capacità di formulare analisi ed argomentazioni, surclassando chiunque in un dibattito, eppure non sempre riuscì ad usare le proprie capacità nel modo migliore. In teologia, in relazione alla dottrina della grazia, mise a punto una formulazione che nelle sue intenzioni doveva essere una “via media” tra la concezioni riformata e quelle arminiana e cattolica.
Spiegò la morte di Cristo come atto di redenzione universale (penale e vicaria, ma non sostitutiva), in virtù del quale Dio promulgherebbe una nuova legge offrendo il perdono e l’amnistia a quanti si pentivano per avere infranto i termini dell’antico patto.
Il ravvedimento e la fede, in quanto obbedienza alla nuova legge, rappresenterebbero la personale giustizia salvifica del credente, che la grazia efficace produce, e la grazia preservante sostiene.
Baxter considerò questa concezione della salvezza, il nucleo del puritanesimo e dell’Evangelo.
Il “baxterianesimo” (o “neonomianesimo”, a causa dell’idea centrale della “nuova legge”) in realtà risultava essere solo una variante dell'amyraldismo, addizionato con il concetto arminiano di “nuova legge”, e alterava il contenuto del vangelo puritano, originando il moderatismo neonomiano in Scozia e l’unitarianismo moralistico in Inghilterra (avendo Baxter identificato la ragionevolezza del cristianesimo con quella della teologia naturale).


Baxter pur essendo ritenuto a torto un presbiteriano, fu in realtà il principale portavoce dei non conformisti per più di venti anni, anche se lo si potrebbe considerare a ragione un riluttante non conformista che favorì la monarchia, le chiese nazionali, la liturgia e l’episcopalismo, giungendo sino ad accettare l’impopolare revisione del Prayer Book del 1662.
Non accettò il giuramento richiesto dal’Atto di Uniformità del 1662, poiché con esso avrebbe dovuto rinunciare alla propria impostazione puritana e riformata, pertanto fu estromesso dalla Chiesa Anglicana. Il suo esprimersi in modo totalmente franco (“parlar schietto”) in tutti gli aspetti del suo ministero creaò problemi di relazione tra pari. Sintomatica in tal senso fu la visita al teologo indipendente John Owen nel 1669, in qualità di “procacciatore di pace” tra presbiteriani ed indipendenti, malgrado tra i due ci fosse stata una controversia teologica e politica. Baxter incontrando Owen affermò “che dovevo parlargli liberamente; che quando pensavo a ciò che aveva compiuto in precedenza, ero assillato dal dubbio che lui, essendo stato grande distruttore nel passato, non potesse diventare ora strumento di guarigione”. In seguito fu sorpreso, dispiaciuto e ferito per il fatto che Owen, pur manifestando buona volontà, non prese alcuna iniziativa.
Rimane il dubbio se il silenzio, o almeno un diverso comportamento da parte di Baxter, avrebbero potuto cambiare gli eventi tra la Restaurazione della monarchia (1660) e l’Atto di Tolleranza (1689). Resta vero il fatto, che gli interventi di Baxter accentuarono regolarmente le divisioni, come avvenne nel 1690, quando pubblicò The Scripture Gospel Defended (La difesa del vangelo scritturale) per contrastare i sermoni di Crisp, rovinando così la possibile intesa tra presbiteriani ed indipendenti. Nei negoziati ai quali partecipò per ottenere tolleranza per Indipendenti e anabattisti, si oppose a Carlo II quando questi propose di includere nelle denominazioni tollerate anche cattolici e sociniani.
Nel "Richard Baxter's Chatolick Theologie" cercò di riconciliare calvinismo e arminianesimo. Nel "Reduction of Episcopacie unto the form of Synodical Government", tentò nella linea dell'arcivescovo Ussher di invitare i non conformisti al compromesso politico, convinto che ciò fosse inevitabile a causa delle necessarie differenze di vedute tra gli individui. Importante per Baxter era dirigere l'attenzione dei credenti dalla liturgia, alla pratica e dottrina del Decalogo, del Credo Apostolico e della Preghiera del Signore.
Tale "cattolico" o "mero" cristianesimo, come Baxter definiva il proprio pensiero (termine che sarà ripreso da C.S. Lewis) consiste nella famosa frase di Vincenzo da Lerino "quod ubique, quod semper, quod ab omnibus creditum est" (ciò che è creduto ovunque, da sempre, e da ognuno). Baxter segue la medesima regola di tolleranza nei confronti della complessità della individualità umana, quando afferma che non esiste una norma esperienziale o modello di conversione, o un segno univoco della conversione; ciò che conta è la sincera dedicazione di ogni facoltà a Cristo, nel totale rifiuto di ogni monasticismo o misticismo.


La preoccupazione per la catechesi condusse Baxter a scrivere il trattato “The Reformed Pastor” (Il pastore riformato), con il quale ricordava che il pulpito è solo un riflesso della cameretta dove si prega in modo solitario.
L’occasione per la la sua stesura si presentò quando i membri dell’Associazione del Worcesterchire, la confraternita di pastori di cui Baxter fu l’animatore, si impegnarono ad adottare la prassi di catechesi praticata da Baxter. Stabilirono un giorno di digiuno e di preghiera per ricercare la benedizione di Dio, e chiesero a Baxter di portare un messaggio per l’occasione. Nel giorno prefissato, Baxter non si presentò a causa di una malattia. Così, pubblicò il materiale che aveva preparato, una corposa esposizione di Atti 20:28 con relative applicazioni. Intitolò lo scritto a Gildas e Salvianus, dal nome di due scrittori del quinto e sesto secolo che non erano rimasti in silenzio davanti al peccato.


Nella pagina iniziale della prima edizione spiccava la parola “RIFORMATO” che era stampata con caratteri più grandi rispetto a tutto il resto. Per “riformato”, Baxter non intendeva “di dottrina calvinista”: “Se solo Dio riformasse il ministero, collocando ministri dediti ai loro compiti con zelo e fedeltà, la gente verrebbe sicuramente riformata. Tutte le chiese sorgono o decadono, a seconda che il pastore si innalzi o si abbassi (non in ricchezza o in grandezza mondana) ma in conoscenza, zelo e capacità nel proprio lavoro”.
Il diario di Oliver Heywood riporta: “Circa tre o quattro anni fa, infermo a causa di una malattia, lessi il Gildas Salvianus, o Pastore Riformato, di Baxter: ne fui così colpito e scosso, che maturai il convincimento, se fossi guarito, di avviare anch’io l’attività di catechesi individuale ... Cominciai il martedì successivo, il 23 giugno 1661, andando di casa in casa ...” “Intorno al 1665 Baxter scrisse: “Ho veramente motivo di essere riconoscente a Dio per il successo di questo libro, grazie al quale sono fiducioso che migliaia di anime si trovino in condizioni migliori. Questo perché ha convinto molti pastori ad avviare quel tipo di lavoro al quale, nel libro, li esortavo. Ho ricevuto lettere con richieste di consigli e suggerimenti anche d’oltre oceano ...”


Samuel, il padre di John Wesley, un tempo non conformista, scrisse: “Vorrei avere nuovamente il Gildas Salvianus: Direttive ai pastori per la guida delle comunità - che ho perso quando la mia casa è andata a fuoco ... Egli (Baxter) aveva un pathos ed una carica particolari ...” Lo stesso John Wesley ad una Conferenza Metodista affermò: “Ogni predicatore itinerante deve istruire la gente casa per casa ... e per farlo, possiamo forse trovare un metodo migliore di quello di Baxter? Se è possibile, adottiamolo senza esitazioni. Tutto il libro, che si intitola Gildas Salvianus, merita un’attenta lettura”.
Il 19 agosto 1810, Francis Asbury, l’apostolo metodista d’America, scrisse nel suo diario: “Che regalo! Questa mattina mi è capitato tra le mani Il Pastore Riformato di Baxter”. John Angell James, pastore a Carr’s Lane, Birmingham e autore del libro La necessità del momento è avere un ministero zelante (sentimento assolutamente baxteriano!), scrisse nel 1859 poche ore prima di morire: “Dopo la Bibbia, ho usato Il Pastore Riformato di Baxter come manuale per la pratica del mio ministero. Sarebbe utile che questo volume fosse letto spesso da tutti i nostri pastori”. James stesso lo leggeva di frequente il sabato sera, per prepararsi alla domenica, mentre Spurgeon aveva l’abitudine di farselo leggere dalla moglie la domenica sera, quando la giornata di predicazione era finita. Agli apprezzamenti di Metodisti, Congregazionalisti e Battisti, si aggiungono quelli degli Anglicani. La prima stampa nell’edizione di William Brown dell’opera qui riedita, uscì nel 1830 con una prefazione di Daniel Wilson di Islington il quale sosteneva che Il Pastore Riformato era “uno dei migliori tra gli inestimabili trattati di Baxter”. Nel 1925, l’allora Vescovo di Durham (H. Hensley Henson) dichiarò: “Il Pastore Riformato è il miglior manuale in lingua inglese dei doveri del pastore, in quanto lascia nella mente del lettore un’impressione indelebile della sublimità e della profonda serietà del ministero spirituale”.


Tre qualità distinguono il trattato di Baxter. La sua forza, Spurgeon disse: “Richard Baxter è lo scrittore più vigoroso; se volete imparare l’arte della supplicazione, leggete ... il suo Pastore Riformato”. In secondo luogo il libro ha un suo realismo, poiché è diretto ed onesto circa la situazione delle persone perdute e insistente sul fatto che il credente debba accettare con gioia qualsiasi situazione di difficoltà, miseria, stanchezza e perdita di beni materiali, a vantaggio della salvezza delle anime. Vi si trova l’esempio vivido e meraviglioso, di ciò che questo impegno comporta. “Signori”, grida il pastore di Kidderminster ai suoi colleghi pastori, “certo, se voi aveste conversato così spesso con la vicina Morte come ho fatto io e aveste frequentemente ricevuto la sua condanna per la vostra persona, avreste delle coscienze inquiete, se non delle vite riformate, circa la vostra diligenza e fedeltà nel ministero; ci sarebbe qualcosa in voi che vi domanderebbe frequentemente: ‘E’ tutta qui la tua compassione per i peccatori perduti? Non c’è altro che potresti fare per cercarli e condurli alla salvezza? ... Devono morire e andare all’inferno prima che voi rivolgiate loro una sola parola seria per impedire loro questa fine? E dall’inferno, non vi maledirebbero forse per sempre perché non avete fatto di più quando eravate ancora in tempo a salvarli?’ Ogni giorno sento questi richiami della mia coscienza rimbombare nelle mie orecchie, per quanto poco, e il Signore lo sa, ho prestato loro attenzione ... Nell’adagiare una salma nella tomba, come potete evitare di pensare dentro di voi ‘Qui c’è il corpo, ma dov’è l’anima? Cosa ho fatto io per lei prima della sua dipartita? Era mio preciso dovere; che giustificazione potrò mai addurre?’ O signori, rispondere a queste domande è insignificante per voi? Potrebbe sembrarlo adesso, ma l’ora viene in cui non lo sarà più ...”.
Il libro è anche un esempio di razionalità. Al pari di Whitefield e Spurgeon, sapeva che gli uomini sono ciechi, sordi e morti nel peccato, e che solo Dio può convertirli; ma sapeva anche, che Dio si serve di mezzi, che degli esseri razionali devono essere avvicinati in modo razionale, che la grazia arriva attraverso la comprensione e che il messaggio dell’evangelista sarà difficilmente convincente se esso non risulta essere credibile: “Coloro che si sono affaticati così tanto in pubblico, devono poi esaminare la propria gente e verificare quanti di loro siano ancora ignoranti ed indifferenti come se non avessero mai udito l’Evangelo. Per quanto mi riguarda, mi sforzo di parlare nel modo più chiaro e toccante possibile ... eppure mi è capitato diverse volte di incontrare alcuni di coloro che mi ascoltano da otto, dieci anni che non sanno se Cristo sia Dio oppure uomo, e restano meravigliati quando racconto loro la storia della sua nascita, della sua vita e della sua morte, come se non l’avessero mai sentita prima ... Tuttavia, molti di loro nutrono in Cristo una fiducia senza fondamento, sperando che Lui li perdonerà, giustificherà e salverà, mentre il loro cuore è ancora nel mondo e vivono per la carne. Considerano, insomma, questa fiducia come fede giustificante. Nella mia esperienza, ho verificato che alcuni di queste persone ignoranti, che per anni sono stati degli ascoltatori passivi, in un colloquio personale di mezz’ora hanno maturato più conoscenza e rimorso di quanto avessero fatto in dieci anni di presenza alla predicazione pubblica. Predicare il vangelo in pubblico è il metodo migliore perché ci si rivolge a molti in un’unica volta, ma di solito è molto più efficace predicarlo in privato ad un singolo peccatore ...”