De servo arbitrio di Lutero 

1525

Testo del “De Servo Arbitrio” in italiano in PDF

Il “De servo Arbitrio” di Lutero è una replica al trattato “De Libero Arbitrio” di Erasmo da Rotterdam. Il succo del ragionamento di Erasmo é il seguente : con il peccato originale la libertà del volere umano non é stata distrutta ma solo viziata o limitata. Dopo il peccato rimane nell’uomo la libertà naturale (o grazia naturale, come la chiama Erasmo) di compiere varie operazioni: alzarsi, sedersi, andare, venire, parlare e altre ancora, in breve quelle attività che non riguardano la sua personale salvezza. Accanto alla grazia naturale vi è poi la grazia preveniente od operante, che é la capacità di disprezzare se stessi e la propria condotta: siamo pertanto in grado di pentirci e di decidere una nuova linea di condotta. Una terza grazia, la grazia cooperante ci farebbe fare ciò che abbiamo deciso di fare ed infine ci sarebbe la grazia che conduce a buon fine le nostre determinazioni e ci sorregge per tutto il cammino del ravvedimento fino alla compiuta santificazione. Per Erasmo senza la grazia non saremmo capaci di provare disprezzo per noi stessi e di iniziare l’opera di conversione. In realtà il linguaggio di Erasmo é sfumato ed equivoco: se é vero che senza la grazia nulla possiamo intraprendere, condurre avanti e concludere per la nostra salvezza, essa in realtà presuppone una decisione dell'uomo (e dunque una natura umana fondamentalmente incline alla bontà) che liberamente cooperi con Dio. La preoccupazione dell'umanesimo evangelico rappresentato da Erasmo si propone in breve di salvaguardare l'autonomia della ragione, la libertà e la dignità dell' uomo rispetto a forze (anche divine) e passioni incontrollabili. Al contrario Lutero, proprio nel negare che l'uomo possa essere centro di vita e di luce e nell'affermare con forza che l'uomo vive solo di riflesso e per riflesso della grazia di Dio, getta le basi di una nuova cultura. Il “Servo Arbitrio” insieme al "Catechismo", sono i trattati che Lutero vorrà ancora riconoscere quando gli si proporrà nel 1537 una edizione completa delle sue opere. Nel trattato in questione, Lutero rifiuta la tradizione dei padri e afferma energicamente il "sola Scriptura" (che vuol dire esame libero delle Sacre Scritture, senza gli impedimenti delle varie interpretazioni patristiche, conciliari, scolastiche e papali ). Tornando ad Erasmo, costui parla di diverse grazie, quella naturale, che di fatto é la possibilità di scegliere tra il bene e il male, e quella “salvifica” secondo la quale Dio infonderebbe in alcuni uomini la fede senza la quale non si potrebbe essere salvati. In generale per Erasmo la fede é quella condizione grazie alla quale l'uomo può scegliere tra bene e male. Erasmo faceva particolare conto  dei comandamenti: se l' uomo non fosse libero di scegliere tra bene e male , perchè mai Dio gli avrebbe dato dei comandamenti da seguire? Ma Lutero ha una risposta pronta: i comandamenti non sono stati dati all' uomo perchè li seguisse, infatti non potrà mai seguirli visto che é schiavo del male, ma essi hanno lo scopo di portare l'uomo alla disperazione di se stesso, facendogli percepire la propria impotenza nei confronti delle giuste richieste di Dio. L’uomo sperimenta la disperazione, la sfiducia e questo lo porta alla fede (desperatio fiducialis). Lutero é ostile alle opere perchè esse danno all' uomo l'illusione di potere giungere con le proprie forze alla salvezza. Tutto il processo della desperatio é progettato ed applicato al cuore dell’uomo dalla grazia divina: é Dio che porta l'uomo dalla desperatio alla fede. Più precisamnete, Dio predestina alla salvezza, dalla massa dannata dell’umanità Dio sceglie alcuni uomini a cui dare la grazia della fede . Ma perchè Dio dà la fede solo ad alcuni? E’ un mistero, purtuttavia Dio é giusto e misericordioso: giusto perchè condanna tutti gli uomini e misericordioso perchè ne salva alcuni.

Erasmo insiste molto sulla necessità  delle opere: se esse secondo i luterani non servono a nulla a che serve compierle? Lutero ribatte dicendo che secondo le Sacre Scritture, le opere buone sono l' effetto della salvezza. Quindi per Lutero le opere sono buone o cattive a seconda che siano opere di fede o no, il giusto farà le opere non per guadagnarsi la salvezza, ma solo per per riconoscenza nei confronti di Dio che lo ha salvato, ossia per dare gloria di Dio. Erasmo vedeva nella carità il fulcro del cristianesimo e senza il libero arbitrio gli riusciva impossibile spiegare le questioni della giustizia e della misericordia divina: come potrebbe Dio giudicare l'uomo se questi è costretto, a prescindere dalla grazia divina, a commettere compulsivamente il male? I base a queste considerazioni, Lutero finiva per accusare Erasmo di semi-pelagianesimo perchè gli pareva che credesse che l'uomo potesse raggiungere la salvezza con le sue sole forze, compiendo buone azioni. Erasmo replica dicendo che Pelagio aveva indebitamente espanso i limiti del libero arbitrio, mentre Agostino, che lo aveva contestato, aveva disprezzato in modo indebito il libero arbitrio. Sostenere il servo arbitrio in modo radicale , secondo Erasmo, e pretendere che tutto si faccia per necessità , dichiarando che Dio opera in tutti gli uomini non solo le opere buone ma anche le malvagie, porta alla conseguenza che l'uomo non possiede alcun titolo per essere considerato l'autore delle sue buone opere e non si può neppure considerarlo come l'autore delle malvagie. Ma Lutero smonta tale affermazione: noi non possiamo permetterci di giudicare Dio, anche se punisce apparentemente senza motivo, ma dobbiamo approvare tutto ciò che fa, persuadendoci del fatto che tutto ciò che Dio fa é inevitabilmente buono: “ma tutto ciò che non é fatto dalla grazia di Dio non può essere buono. Ne consegue che il libero arbitrio, non é libero, ma prigioniero e schiavo del male, dato che non può senza l’intervento di Dio, volgersi verso il bene ". Se poi la Scrittura, come sostiene Erasmo, é oscura, allora sostiene Lutero, é impossibile trovarvi una definizione precisa del libero arbitrio. Il fatto che l' uomo dica " se voglio ", "se faccio", "se intendo" e così via non dimostra l'esistenza secondo Lutero del libero arbitrio in quanto sono espressioni "umane" , ossia hanno un senso convenzionale convenuto tra gli uomini: é chiaro che con Dio tutto questo non c'entra proprio niente, le realtà spirituali son ben diverse da quelle terrestri. Lutero contesta le numerose interpretazioni figurate e simboliche delle Scritture, di cui Erasmo si era ampiamente servito per dimostrare l'esistenza del libero arbitrio. 

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Gli argomenti del De servo arbitrio di Lutero (1525) riguardano:


1. la Scrittura;
2. il potere umano;
3. la “predestinazione”.

  1. I luoghi della Scrittura che paiono oscuri e astrusi lo sono per la nostra ignoranza della grammatica e dei vocaboli. A chi possiede la fede, è chiarissima e tale chiarezza è segno dell’origine divina, così come la sua verità assoluta; questo esclude l’interpretazione (che introduce solo confusione, dubbi e incredulità) e l’affermazione del libero arbitrio. La Scrittura ha la sua grammatica, il suo senso e la sua logica: il condizionale e l’imperativo formulano quello che Dio comanda (la Legge) mentre l’indicativo formula la promessa di salvezza, cioè il Vangelo; la Legge ordina quello che l’uomo deve fare senza poterlo, facendogli conoscere l’impotenza del libero arbitrio e portarlo così al Vangelo (tale è la sua funzione e necessità).
  2. Cosa può fare l’uomo per la propria salvezza?  Soprattutto tre motivi l’uomo non può fare niente: solo Dio possiede il libero arbitrio, perché solo lui “può e fa” ed è dunque solo attraverso Lui che l’uomo può fare qualcosa; se attribuiamo all’uomo una qualche capacità d’azione nell’opera della salvezza, allora viene meno il fondamento della salvezza in Cristo. Se Cristo ha redento gli uomini con il suo sangue, dobbiamo credere che l’uomo era completamente perduto e incapace di salvarsi, altrimenti renderemmo Cristo superfluo! Se c’è grazia, non può esserci libero arbitrio.
  3. Dio prevede, propone e fa tutto grazie alla sua volontà immutabile ed eternamente infallibile. E l’onnipotenza e la preveggenza di Dio annichiliscono totalmente il libero arbitrio. La prescienza divina è il fondamento con cui la fede deve credere alle promesse divine. La volontà umana è spontaneamente tendente a Dio o a Satana, senza nessuna possibilità di distogliersi.

LUTERO M., Il Servo arbitrio, a cura di Fiorella De Michelis Pintacuda, traduzione e note di Marco Sbrozi, Torino, Claudiana, 1993, (”M. Lutero, Opere scelte, diretta da Paolo Ricca”, n. 6).

Ma perché predicare il Vangelo se l’uomo è impotente a rispondere non avendo libero arbitrio? Perché invitare il peccatore di venire a Cristo se il peccato lo rende tanto schiavo da impedirgli di rispondere? La risposta è che noi non predichiamo il Vangelo perché crediamo che gli uomini siano liberi agenti morali e quindi capace di ricevere Cristo, ma lo predichiamo perché Cristo ci comanda di farlo (Mc 16:15); “Infatti il messaggio della croce è follia per quelli che periscono, ma per noi che siamo salvati è potenza di Dio.” (1Co 1:18) – “poiché la follia di Dio è più savia degli uomini e la debolezza di Dio più forte degli uomini.” (1Co 1:25) – “Egli ha vivificato anche voi, che eravate morti nei falli e nei peccati,” (Efe 2:1) e un uomo morto è completamente incapace di volere qualsiasi cosa perciò essi “Quindi quelli che sono nella carne non possono piacere a Dio.” (Rom 8:8)

Predicare il vangelo appare la più alta delle follie a quelli che sono morti nel peccato. Ma le strategie di Dio sono diverse dalle nostre: “Infatti, poiché nella sapienza di Dio il mondo non ha conosciuto Dio per mezzo della propria sapienza, è piaciuto a Dio di salvare quelli che credono mediante la follia della predicazione” (1Co 1:21). Noi andiamo avanti a predicare il Vangelo, non perché crediamo che i peccatori abbiano dentro di sé il potere per ricevere il Salvatore, ma perché il Vangelo è potenza di Dio per operare salvezza.