Teologia del Patto o Federalismo

Con il termine “patto” si intende la sovranamente amministrata relazione di unione e comunione tra Dio e il Suo popolo nei limiti di reciproco (mutuo) amore e fedeltà. Il che parafrasato significa che il patto è stabilito “monopleuricamente” e amministrato “dipleuricamente”. Il patto è stabilito da Dio solo e la sua origine è unilaterale, mono-pleurica (dal greco monos-pleurikov): cioè essa viene da una parte, lato, soltanto. L’iniziativa è pertanto di Dio.  Allo stesso tempo tale patto non è una “finzione”, esso è reale: due parti sono concretamente implicate in esso, ed esse vengono realmente insieme (con-venire), una parte con una P maiuscola (Dio) ed una parte con la p minuscola (man).  Il patto di Dio è bilaterale (dipleurico). Il patto è la mutuale relazione o accordo tra Dio ed il Suo popolo, relazione stabilita con un atto di condiscensione e favore da Lui stesso e in seguito mantenuta, attraverso la propria grazia, da Se Stesso e dal Suo popolo. Quest’ultimo diventa in tal modo partner di Dio. Il patto è determinato dalla Parola di Dio (promessa e domanda), e pertanto non dipende dall’iniziativa dell’uomo. Pronunciando la Sua Parola, Dio esegue I propri decreti di elezione e riprovazione.

L’essenza del Patto è contenuta nella promessa: “Io sarò vostro Dio, e voi sarete mio popolo” (Gen. 17:7; Es. 6:7; 2Cor. 6:16-18; Ap. 21:2-3). Siccome il patto implica l’importanza della santificazione e della perseveranza, Dio comanda al proprio popolo di mantenere il patto attraverso l’amore e l’obbedienza (Deut. 7:9, 12; 1Re 8:23). La legge e l’intero sistema di adorazione di Israele era legato al patto (Es. 24:7-8; 31:16; 34:28) Benedizioni e maledizioni, spirituali e materiali interessavano il popolo a seconda della sua obbedienza (Es. 19:5; Lev. 26:1-13; Deut. 29:9) o disobbedienza al patto (Lev. 26:14-39; Deut. 29:18-28). Anche se nell’AT si fa riferimento a diversi patti, essi sono sempre considerati un solo patto (Es. 2:24; 6:4-5; Lev. 26:42; 2Re 13:23; 1Cr. 16:16-17; Sal. 105:9-10). Il patto di Dio include le generazioni successive delle persone con le quali esso è stipulato: Adamo (Gen. 1:27-28; 3:15; Osea 6:7; Rom. 5:12-18; 1Cor. 15:22), Noè (Gen. 6:18; 9:9), Abramo (Gen. 17:7), Mosè (Es. 20:4-12; 31:16), Aaronne (Lev. 24:8-9), Fineas (Num. 25:13), Davide (2Cr. 13:15; 21:7; Ger. 33:19-22), il popolo del NT (Is. 59:21). 

La distinzione tra antico e nuovo patto viene dalla Scrittura stessa (Ger. 31:31-32; 2Cor. 3:3-6,14; Ebr. 8:8-9, 13; 9:15) Entrambi contengono la promessa che Dio sarà il Dio del Suo popolo (2Cor. 6:16-18; Ebr. 8:10; Ap. 21:2-3) redimendolo in Cristo (Giov. 8:56; Rom. 9:3-5; 1Cor. 10:1-4). Il nuovo patto è superiore all’antico (Ebr. 7:20-22,28; 8:6). I due Patti differiscono nel modo come sono amministrati da Dio (Gal. 3:23-25; 4:1-7).  

Afferma Murray: “Dal principio della rivelazione di Dio all’uomo in termini di patto, troviamo un’unità di concezione che ha lo scopo di mostrare che un patto divino è una sovrana amministarazione di grazia e promessa.  Non è l’idea di un consenso o un contratto o un accordo che è ad esso sotteso, quanto piuttosto quella di dispensazione nel senso di disposizione (…) il patto è non solo dispensazione di grazia, nè soltanto legame tramite un giuramento/promessa, ma anche relazione con Dio poichè Egli è il coronamento e l’obiettivo dell’intero processo religioso, cioè dell’unione e della comunione con Dio. (Murray 1954, 30-31).

E’ senz’altro errato ritenere che la “Teologia del Patto” (Teologia Federale, dal latino  “foedus”, patto) sia stata messa a punto in un periodo successivo alla Riforma e che pertanto essa debba essere considerata una sorta di “invenzione recente”.

E’ senz’altro vero che Lutero ripudiò la teologia del Patto, così come si era venuta configurando in epoca medievale, tale teologia era associata a tre idee ritenute fondamentali:

1)      i credenti, per il tramite del battesimo in acqua, era tenuti all'obbedienza assoluta al papa, disubbidire a costui significava spezzare il patto ed esporsi alla scomunica;

2)     la messa come ripetizione del sacrificio di Cristo, era intesa come una delle condizioni per perpetuare il patto;

3)     Dio non avrebbe negato la grazia salvifica a chi avrebbe fatto del proprio meglio per meritarla.

La differenza luterana tra legge ed evangelo era  un risultato diretto della forma medievale di teologia del patto. Fu tra i riformatori, primo Zwingli ad utilizzare il patto abramitico in Genesi 17, come modello per spiegare la relazione di Dio con i credenti, seguito in tal senso da Bullinger. Ma fu indubbiamente Calvino a fare estensivamente uso della teologia del patto nelle sue Istituzioni. Negli scritti di Calvino il termine “patto” e tutti I suoi sinonimi sono massicciamente presenti. Nelle sole Istituzioni le tre principali parole latine (Pactum, Foedus, Testamentum) tradotte con “patto” appaiono 273 volte. Due ulteriori sinonimi (conjunctionis, vincula) appaiono 176 volte. Mentre non tutti i termini sono usati in un senso strettamente teologico, la larga maggioranza lo è. Il termine “patto” appare anche in espressioni composte: “patto di Dio”, “patto del Signore” “patto speciale” “patto sacro” “patto perpetuo” “patto spirituale non carnale” “patto liberamente concesso”, “patto di pace” (II.6.3), “patto di adozione” (II.7.2), “patto di grazia” (III.17.15), “patto di vita eterna” (III.21.7).

Nelle Istituzioni, Calvino individua nove componenti del patto:

1)  nome del patto (IV.16.14)
2)  leggi del patto (IV.16.24)
3)   formula del patto (II.10.8)
4)   promessa del patto (IV.16.5)
5)   mediatore del patto (II.11.4)
6)   ratificazione del patto (IV.14.17)
7)   confermazione del patto (IV.18.13)
8)   benefici del patto (III., 20.25)
a)  grazia (II.10.5)
b)  comunione fraterna (IV.16.24)
c)  diritti del patto (IV.16.15)
d)  eredità (IV.16.24)
9) segni del patto (IV.2.11; 15.17; 17.21)

Se ne deduce che il patto costituisce il tema centrale del pensiero di Calvino, ed indica il  modo tramite il quale il contenuto dei decreti di Dio si esplica. La teologia del patto ha come contenuto: il desiderio di Dio di avere rapporto con le proprie creature, le condizioni del suo esprimersi, la sua mutualità, e ciò che lo rende nullo. Le Istituzioni e i Commentari sono una fonte proficua per un approfondimento di tali concetti. Il patto aiuta a comprendere la relazione tra fede ed opere, giustificazione e santificazione, la relazione tra AT e NT. L’idea di patto serve anche come arma offensiva, per combattere gli errori del cattolicesimo, dell’anabattismo e del luteranesimo.

Nel 1562, Zacharias Ursinus (1534-1583), che aveva studiato sotto la guida di Calvino, ed era stato l’autore principale del Catechismo di Heidelberg, sviluppa l'idea di un patto intercorso tra Dio e Adamo in Eden che richiedeva perfetta obbedienza, prometteva come ricompensa la vita e minacciava la morte se infranto. Caspar Olevianus (1536-1587), anche lui discepolo di Calvino, nel 1585, sviluppò l'idea di un patto sovra-temporale intercorso tra il Padre e il Figlio al fine di salvare l'umanità decaduta. Queste idee accoppiate al Patto di Grazia misero capo a quella che è conosciuta come “Teologia Federale” di Johannes Cocceius (1603-1669) i cui risultati confluirono nel Catechismo e nella Confessione di Westminster.


(autore: Domenico Iannone)