Regole della Critica Testuale.

Regole Esterne- Regole Interne- Note  


Si è cercato di elencare, tutte le regole utilizzate dagli studiosi del testo greco del Nuovo Testamento, nella loro opera di messa a punto di quello che deve essere considerato il "testo migliore".
Tutte le regole possono essere ridotte fondamentalmente a due:
1) Regola esterna: I Manoscritti debbono essere pesati e non contati (non seguono tale regola gli assertori del Textus Receptus, convinti che la maggioranza dei manoscritti, testimoni del testo migliore 1).

2) Regola Interna:La lezione testuale migliore è quella che meglio spiega le altre.
Le regole di seguito, sono corollari delle 2 appena esposte.

Regole esterne.

Tali regole hanno a che fare con considerazioni a proposito dei manoscritti che contengono le varianti testuali.

La lezione manoscritta migliore è quella supportata dai manoscritti "migliori". (Hort, Weiss, Lagrange anche se quest'ultimi due in teoria la rigettano).
Questa risulta essere senz'altro una buona regola, se tutti i manoscritti migliori e appartenenti allo stesso tipo testuale concordano. Viceversa non può essere applicata se vi è disaccordo all'interno dello stesso tipo testuale.
Questa regola per "fuzionare", necessita di una preliminare definizione di "manoscritti migliori".

La lezione migliore è quella supportata da manoscritti provenienti da località geografiche diverse. (Bengel e Streeter).
Se una lezione X è supportata da manoscritti provenienti da Alessandria, Antiochia e Cartagine, mentre la lezione Y è supportata solo da un manoscritto proveniente da Bisanzio, la lezione X deve essere preferita.
Il limite di questa regola è che buone lezioni testuali sono preservate in relativamente pochi manoscritti.
Inoltre non sempre risulta nota la provenienza della maggior parte dei manoscritti.

La lezione testuale migliore è quella attestata dai manoscritti più antichi. (Lachmann e Comfort).
E' la regola seguita nei testi critici più noti (UBS e Nestlè-Aland).
Chi segue tale regola considera tutte le lezioni supportate dai papiri, assolutamente degne di fiducia.

La lezione testuale migliore è quella supportata dal maggior numero di manoscritti. (Hodges e Robinson).
E' la regola utilizzata da coloro che ritengono il tipo testuale "bizantino" (testimoniato dalla stragrande maggioramza dei manoscritti), quello conservante il miglior testo del NT greco.
La lezione testuale migliore è quella che va contro lo stile peculiare di un determinato copista.
L'esempio tipico è quello dei manoscrtitti P75 e B (Codice Vaticano) che presentano molte "lezioni brevi", cioè omissioni (dovute ad alterazioni intenzionali o ad errori scribali) di pronomi o di parole ritenute dai copisti "non necessarie".
Così dove P75 e B, presentano "lezioni lunghe" esse assumono particolare valore per la ricostruzione del testo originale.
Allo stesso modo D (Codice di Efrem) ha la peculiarità di includere molte interpolazioni (lezioni lunghe).
Dove esso presenta "lezioni brevi", è preso in considerazione per la ricostruzione del testo.
Questa regola può essere applicata soltanto se è ben noto lo stile di un particolare manoscritto.

La lezione testuale migliore è quella che è persistita più a lungo nella trasmissione testuale. (Burgon e Pickering).
Questo significa che le lezioni testuali migliori sono quelle trovate nei manoscritti dal IX° al XIV° sec., rispetto a quelle presenti nei manoscritti del IV°-V° sec.
Gli studiosi applicano tale regola, ad esempio, ad Efesini 1:1, dove vengono ritenute autentiche le parole "in Efeso", dove l'evidenza a loro sfavore è molto forte (P46, a, B, 6, 424**, 1739).

Grande diversità di lezioni, spesso indica antica corruzione, e forse lavoro redazionale. (Kurt e Barbara Aland).
La difficoltà nell'applicazione di tale regola è connessa alla difficoltà di stabilire quale lezione debba essere considerata autentica a fronte di una larga varietà
Ad esempio 1 Tessalonicesi 3:2 i manoscritti meglio attestati leggono diakonon tou qeou (a, A, P, 424**, bo, arm). Ma la lezione migliore sembra essere sunergon tou qeon, supportata solo da D*, 33, d, Ambros.

Regole Interne.

Tali regole sono tese a determinare quale lezione testuale abbia dato origine alle altre, cioè quale variante un copista potrebbe avere determinato, per incidente o per esplicita volontà.
 
 La lezione testuale più breve è la migliore (Lectio brevior preferenda).
Molti copisti glossavano, mentre altri preferivano "lezioni lunghe" sulla base del principio che era meglio avere parole estranee nel testo che si stava copiando, piuttosto che rischiare di omettere qualcuna di quelle ispirate.
Tale regola va applicata con estrema precauzione, essendo l'errore scribale più comune l'aplografia, cioè l'accorciamento del testo, e l'omissione delle parole corte (questi due tipi di errore sono caratteristici del Codice Sinaitico).
Il Manoscritto P45, rivela anche la tendenza di alcuni scribi ad accorciare deliberatamente il testo.
Più in generale vale la seguente regola: se uno scriba compie un cambiamento deliberato del testo, risulta una lezione lunga; se lo scriba compie un errore, risulta una lezione breve.

La lezione testuale più difficile è la migliore (Difficilior lectio potior, o Proclivi scriptioni praestat ardua). (Bengel).
I copisti erano più inclini a semplificare un testo, piuttosto che a complicarlo. Ma è anche vero che i copisti erano in grado di fare errori che complicavano incredibilmente un testo (P66 ne è un esempio).

La lezione testuale maggiormente in accordo con lo stile dell'autore ispirato è la migliore.
Il limite di tale regola è che non sempre è possibile individuare lo stile peculiare di uno scrittore.
Inoltre tale regola non tiene conto del fatto che è verosimile che alcuni scrittori ispirati, possano a volte avere usato termini diversi da quelli abitualmente usati (è il caso di Paolo con 1 e 2 Timoteo).

La lezione testuale "media", è la migliore. (Griesbach)
Tale regola, è ovviamente applicabile in quei casi dove appaiono tre o più varianti testuali. Ad esempio se si hanno tre lezioni X, Y e Z, e la lezione X è affine alla lezione Y, mentre la lezione Y è affine alla lezione Z, senza che sia possibile trovare affinità tra X e Z, risulta che Y è la lezione media da preferire.
Tale regola per funzionare, presuppone che i manoscritti nei quali sono contenute le varianti, siano tutti ugualmente antichi.
Un esempio dell'uso di tale regola si ha con 2Pietro 2:13 :
1) P72, a, A*, C, 33, 81, 436, 614, 630, 1505, 2344, Byz, leggono apatais;
2) A**, B, Y, 623, 1243, 1611, leggono agapais;
3) 322, 323, 945, 1241, 1739, 1881, leggono agnoiais;
La lezione 2) spiega la 1) e la 2), ed è la lezione "media".

La lezione testuale che meglio spiega le altre è la migliore. (Tischendorf).
Questa regola è simile alla precedente.

La lezione testuale che non può essersi determinata per influsso dei lezionari, è la migliore.
I Lezionari erano copie del NT greco, opportunamente preparate per uso liturgico. Il testo biblico veniva diviso in pericopi precedute da introduzioni e concluse da un "amen". Spesso tali introduzioni e conclusioni, venivano dai copisti confuse con il testo originale.

La lezione testuale che è in conflitto con l'uso liturgico è la migliore. (Eberhard Nestlè 2).
Tale regola è simile alla precedente.
Essa è sovente applicata per giustificare l'eliminazione dell'amen, al termine delle epistole (anche se UBS/GNT accetta l'amen alla fine di Galati, Giuda, e in parentesi, 2Pietro).

La lezione testuale più disarmonica è la migliore.
Questa regola è sovente applicata ai vangeli, dove è frequente l'assimilazione di passi paralleli.
Se una lezione è simile a quella di un altro vangelo, la lezione che non è simile è quella da preferirsi.
Alcuni formulano la regola nel seguente modo: siccome i copisti tendevano ad assimilare tutte le lezioni parallele dei vangeli, ai passi paralleli di Matteo (ritenuto il vangelo più "forte"), sono autentiche le varianti che meno somigliano a quelle parallele del vangelo di Matteo.
Va però detto che i copisti probabilmente si rifacevano non solo al vangelo di Matteo , ma anche a diverse altre fonti (inni e altri scritti che apparivano simili a ciò che ricopiavano).

La lezione testuale meno familiare è la migliore. (Regola della Probabilità Trascrizionale di Hort).
Tale regola è utilizzabile per quei manoscritti nei quali è riconoscibile la mano del copista.
Dove il copista non è intervenuto, con tutto ciò che è peculiare al suo modo di procedere: conflazioni, abbreviazioni, omissioni o altro, siamo in presenza della lezione autentica.

La lezione testuale più appropriata al contesto della teologia dello scrittore, è la migliore (Regola della Probabilità Intrinseca di Hort).
Tale regola presuppone una puntuale conoscenza della teologia degli scrittori ispirati, e non è immune da elementi di valutazione soggettivi.

La lezione testuale che ha più senso, è la migliore.
Ad esempio 2 Corinzi 5:3, D*, F, G, a, d, f** g, leggono "se quando ci spoglieremo, non saremo trovati nudi ", gli altri testimoni leggono (ad esempio P46) "se quando ci vestiremo, non saremo trovati nudi".
L'edizione UBS accetta la prima lezione sulla base del fatto che l'altra non ha molto senso.

La lezione testuale che evita atticismi è la migliore. (Kilpatrick).
Nei primi secoli del cristianesimo si verificò un revival del greco attico, particolarmente recepito dai copisti neotestamentari.
Il limite di questa teoria è che non è sempre facile determinare quanto sia greco attico e quanto greco koinè.

La lezione testuale che è tipica espressione del greco koinè, è la migliore. (Kilpatrick, Elliot).
Il greco koinè utilizzava un largo numero di forme non classiche e addirittura grammaticalmente scorrette. I copisti con una educazione classica potevano essere tentati di correggere tali "barbarismi".
Non va però sottovalutato il fatto che i copisti avevano piuttosto la tendenza ad uniformare le forme classiche del testo biblico al greco koinè e all'idioma della Settanta.

La lezione testuale che presenta somiglianze con costruzioni sintattiche di tipo semita. è la migliore.
Molti degli scrittori neotestamentari erano di origine semita, per cui il greco da essi utilizzato poteva risentire del natio idioma. I copisti avrebbero avuto la tendenza a correggere tale fenomeno.
Anche questa regola non considera a sufficienza il desiderio dei copisti di uniformare il greco neotestamentario a quello della Septuaginta.

La lezione testuale che presenta una sgrammaticatura, è la migliore.
Esempio tipico è il verbo epesan (aoristo 1) in molti brani di Apocalisse, in luogo del sintatticamente corretto epeson (aoristo 2).

La lezione testuale che ha subito più cambiamenti da parte dei copisti, è la migliore. (Tischendorf)
Ad esmpio in Marco 1:2 , a, B, D, L, Q, fl, 33, 565, 700, 892, 1241, 2427, it, arm, geo, leggono "Come è scritto nel profeta Isaia", mentre A, W, f13, 579, Byz, leggono "Come è scritto nei profeti".
Delle citazioni veterotestamentarie che seguono al brano in questione, solo una è di Isaia. Mentre può ben essere che i copisti abbiano corretto "nei profeti" con "Isaia il profeta", in quanto molte citazioni neotestamentarie sono tratte dal libro di Isaia, è molto più probabile che sia accaduto il contrario, al fine di eliminare l'errato riferimento ad Isaia.

La lezione testuale che ha dato accidentalmente origine alle altre. è la migliore.
Questa regola è molto importante nella messa a punto del testo critico dell'AT, dove lezioni indipendenti sono relativamente rare.
Tale regola è molto meno applicabile al NT, dove gli errori dei copisti, danno molto difficilmente luogo a varianti significative.

La lezione testuale che è suscettibile di una interpretazione, è la migliore.
Questa regola si applica ad esempio a quei brani dove apparentemente la dignità di Gesù è messa in questione.
Matteo 24:36. a*, B, D, Q, f13, 28, 1505, a b c (e) f ff2, q, r, arm, geo1, al, leggono "Di quel giorno e ora nessuno sa,nè gli angeli, nè il figlio, ma solo il Padre".  a**, L, f1, 33, 892, Byz, omettono "nè il figlio". La prima lezione dovrebbe essere considerata l'originale, poichè implica limitazioni alla onniscienza di Gesù.
Matteo 27:16-17. Q, f1, 700*, sin, arm, geo2, pc, leggono "Gesù Barabba". Tutti gli altri unciali leggono Barabba. "Gesù Barabba" è la lezione che deve essere preferita, poichè i copisti non avrebbero gradito che un bandito portasse lo stesso nome del Cristo.
Giovanni 7:8. a, D, K, 1241, 1071, 1241, a, b, c, e, ff2, vg, sin, cur, bo, arm, geo, al, leggono "Io non andrò a questa festa". P66, P75, B, L, T, W, Q, 070, 0250, 33, 892, Byz, leggono "Io non vado ancora a questa festa". La prima lezione deve essere preferita poichè implica che Gesù o mentisse o cambiasse idea.
Giovanni 7:39. P66**, P75, a, N*, T, Q, Y, famiglia P, pc, leggono "lo spirito non era ancora". P66*, L, W, f1, f13, 33, 892, Byz, leggono "lo Spirito Santo non era ancora". La seconda lezione deve essere preferita perchè essa implica che lo Spirito Santo non esistesse. Alcuni copisti (B (D) e, f, pc) corressero tale anomalia adottando la variante "lo Spirito non era stato ancora dato".

La variante testuale che contiene parole non comuni, è la migliore. (Metzger, Griesbach)
Ad esempio la persistenza della misteriosa parola epiousion in Matteo, è una testimonianza della validità della regola.

Se le parole di una variante testuale, possono essere soggette a divisioni che donano diversi significati, quella variante è la lezione migliore.
Due esempi molto noti: 1 Tim. 3:16, omologoumenws oppure omologoumen ws e 2 Tim. 2:17, gaggraina oppure gaggra ina.

Se una variante testuale è una conflazione di due lezioni più corte, tra le due lezioni più corte va ricercata la lezione migliore. (Hort)
Esempi di conflazione sono molto rari, il caso più conosciuto è quello di Luca 24:53.
P75, a, B, C*, L, sin, cop, geo, leggono "benedicendo Dio".
D, a, b, ff2, leggono "adorando Dio", le lezioni rimanenti leggono "A, C**, W, Q, f1, f13, 33, 892, 1241, Byz, leggono "benedicendo e adorando Dio". Quest'ultima lezione va rigettata essendo una conflazione.

La Lezione migliore è quella che alla fine si impone a livello di trasmissione testuale. (Wordsworth e White)
Questa regola potrebbe essere interpretata come un argomento a favore del Testo di Maggioranza, anche se coloro che l'adottano non sono necessariamente a favore del testo bizantino.

La lezione testuale che è contraria all'abitudine di un copista, è la migliore.
Ad esempio D/05 secondo alcuni studiosi è un codice anti-giudaico e anti-femminista. Se qualche variante viola tale impostazione, essa ha buone probabilità di essere autentica.
Similmente P45, omette pronomi e talvolta inserisce pronomi non presenti nei testimoni del testo alessandrino.

La variante testuale che viola i pregiudizi di un copista, è la migliore.
Tale regola parte dal presupposto che alcuni copisti fossero anti-giudei e anti-femministi. Se pertanto una variante è anti-giudaica, e un'altra è neutrale, quest'ultima è da preferirsi.
Ad esempio alcune varianti di Giovanni 4:22 leggono "la salvezza viene dalla Giudea" piuttosto che "la salvezza viene dai Giudei".
Oppure, nel caso delle tendenze anti-femministe, il trattamento riservato al nome di Prisca, la moglie di Aquila.
Il nome ricorre Prisca ricorre nel NT, 6 volte. In 4 delle ricorrenze (Atti 18:18, 26; Romani 16:3: 2Timoteo 4:19), tale nome è posto prima di quello del marito, nei migliori manoscritti.
Ma in alcuni manoscritti contenenti Atti 18:26 (D, 1175, 1739, Byz), il nome di Prisca è posto dopo quello di Aquila.
In Romani 16:3 (81, 223, 365, 630, 876, 1505, 1881**, ful*, pm), 1Corinzi 16:19 (C, D, F, G, 81, Byz, a, d, ful, tol), 2Timoteo 4:19 (206, 223, 323, 429, 436, 876, 2412, a, ful, al), invece del nome Prisca, troviamo il diminutivo Priscilla. Conformità ad un uso più familiare o pregiudizio?

Mai sottostimare la possibilità di errori scribali.
I copisti lavoravano per ore, errori dovuti a stanchezza erano pertanto inevitabili.
Nel codice 109, la genealogia di Luca 3:23-38 fu copiata da un esemplare dove la genealogia era scritta su due colonne. Il copista le convertì in una, senza osservare lo spazio tra le colonne. Risulta che l'ancestore dell'umanità è Phares, mentre Dio è figlio di Aram!

Come applicare le regole.

Gli studiosi solitamente, si confrontano con le differenti varianti testuali, partendo dai cosidetti "tipi di testi" .
Secondo Westcott ed Hort 3 , ciò significa cessare di trattare i documenti come indipendenti l'uno dall'altro e nel considerarli come facenti parte di gruppi ben definiti, in virtù delle loro relazioni storiche-filologiche.
L'enorme numero di testimoni del testo greco del NT (più di 5300 manoscritti greci a cui bisogna aggiungere le versioni antiche e le citazioni dei Padri della Chiesa), e i procedimenti di trasmissione del testo, non permettono di ricostruire i rapporti di filiazione di tutti i manoscritti.
Si cerca, pertanto, di raggruppare i manoscritti in "famiglie", in cui i manoscritti che le compongono abbiano, all'interno della medesima famiglia, notevoli somiglianze.
Sono tali famiglie a dar luogo ai "tipi di Testo" 4.
I tipi di testo risultanti allo stato attuale delle ricerche sono circa 4-5. Nell'analisi della variante, se i tipi-testuali divergono, si passa alle regole interne.
Se vi sono multiple lezioni si può tentare di costruire uno "stemma locale" (questo tipo di stemma, tenta di comprendere se le singole varianti si siano generate l'una dall'altra, individuando quale lezione bisogna considerare originale in quanto meglio spiega la genesi delle altre).
Se uno stemma non può essere costruito, si può adottare la variante supportata dal maggior numero di "tipi testuali".
Se i "tipi testuali" sono molto in disaccordo, si può seguire il tipo testuale più antico.

Note.

Le regole seguenti sono particolarmente usate da coloro che ritengono il Textus Receptus degno di massima considerazione:

1)Antichità o Primitività
2)Consenso dei Testimoni o Numero.
3)Varietà di Evidenza o Cattolicità (testimoni provenienti da diverse aree geografiche).
4)Continuità o Ininterrotta Tradizione. (Se una variante è morta intorno al IV° o V° sec. abbiamo il verdetto della storia a suo sfavore. Se una variante non possiede attestazione prima del XII° sec., essa è certamente una tarda invenzione).
5)Rispettabilità dei Testimoni, o Peso. (Paradossalmente tale regola è usata per rifiutare la rispettabilità dei codici manoscritti più antichi, sulla base di opinabili statistiche).
6)Evidenza dell'intera Variante, o Contesto.
7)Considerazioni Interne o Ragionevolezza.

 

2 Le 12 Regole di Kurt Aland:
1) Solo una variante può essere originaria.
2) Può essere originaria solo la variante supportata da criteri interni ed esterni.
3) Il lavoro critico-testuale deve sempre cominciare con l'analisi della tradizione manoscritta.
4) I criteri interni (esame del contesto, dello stile, del lessico, forma mentis teologica dell'autore,ecc.) debbono armonizzarsi con i dati esterni della tradizione manoscritta.
5) La validità di una variante deve essere decisa in primo luogo sulla base della tradizione manoscritta. Solo secondariamente si possono prendere in considerazione le antiche versioni e gli scritti dei Padri.
6) I manoscritti debbono essere pesati e non contati.
7) Ritenere che la lezione originaria possa trovarsi anche in qualche isolato manoscritto o versione, è giusto solo in linea teorica.
8) Delineare un albero genealogico delle lezioni ogniqualvolta esse divergono è estremamente importante. La variante, che senza sforzo spiega la genesi delle altre, è probabilmente l'originaria.
9) Le varianti non vanno considerate isolatamente, ma contestualizzate nell'insieme della tradizione manoscritta.
10) La lezione più difficile è la lezione migliore.
11) La lezione più breve è quella migliore.
12) E' imperativo mantenere sempre uno stretto contatto con i testi della tradizione manoscritta.

3 Westcott ed Hort, raggrupparono tutti i manoscritti in 4 gruppi (testi-tipi): Siriaco, Occidentale, Alessandrino e Neutro.
A) Il Tipo Siriaco è il raggruppamento comprendente i manoscritti più recenti, ed è attestato dalla quasi maggioranza dei manoscritti (tale nome gli fu assegnato sulla base del presupposto che in Siria attorno alla prima metà del IV° sec., a causa della corruzione del testo, fosse avvenuta una revisione del testo greco del NT).
B) Il Tipo Occidentale è caratterizzato dalle glosse dei copisti e dall'inclusione di materiale leggendario.
C) Il Tipo Alessandrino è caratterizzato da una tendenza alla precisione grammaticale.
D) Il Tipo Neutro è caratterizzato dal fatto di non inclinare verso nessuno degli estremi degli ultimi due tipi.
Le regole per la messa a punto del testo critico, utilizzate da Westcott ed Hort sono:
1) Una variante che non si trova nei manoscritti appartenenti ai tipi Occidentale, Alessandrino e Neutro, deve essere di tipo Siriaco. Tale variante pertanto è da rigettare.
2) Una variante che si trova nei manoscritti del tipo Occidentale e Alessandrino, non deve essere ammessa senza la garanzia del tipo Neutro.
3) E' sospetta una variante che si trova nei manoscritti del tipo Neutro, ma non in quelli del tipo Occidentale. Questo caso fu definito una "non interpolazione occidentale".
Westcott ed Hort utilizzarono come "stella polare", il Codice Vaticano (B) e in misura minore il Codice Sinaitico.

4 I testi-tipi considerati più importanti dagli studiosi sono:
1) Testo Alessandrino:
Westcott-Hort= Testo Neutro+Alessandrino (anche a).
Von Soden= Testo Esichiano (anche h).
Kenyon= Testo B (anche b).
Lagrange= Testo B.
Manoscritti che lo testimoniano: P75 (Vangeli), B (eccetto per il corpus paolino), Codice Sinaitico, 33 (corpus paolino ed epistole cattoliche), A (corpus paolino, epistole cattoliche ed Apocalisse), C (epistole paoline ed Apocalisse), versioni coptiche.
2) Testo Bizantino:
Westcott-Hort= Testo Siriaco (anche d).
Von Soden= Testo Kappa (Koinè o K).
Kenyon= A (anche a).
Lagrange= A
Manoscritti che lo testimoniano= A, E, F, G, H, K, M, S, U, V, Y, G, P, S, ecc. (Vangeli); H, L, P, 049, 056, 0142, (Atti); K, L, 049, 056, 0142, (corpus paolino ed epistole cattoliche); P, 046, (Apocalisse).
3) Testo Cesareano:
Von Soden= Iota (Testo di Gerusalemme o I).
Kenyon= Gamma (g).
Lagrange= C
Manoscritti che lo testimoniano= Q, f1, f13, 565, 700, arm, geo (secondo alcuni P45 e W).
4) Testo Occidentale:
Westcott-Hort= Occidentale (anche b).
Kenyon= D (anche d).
Von Soden= Iota (Testo di Gerusalemme o I).
Lagrange= D
Manoscritti che lo testimoniano: D/05 (vangeli ed Atti), D/06, F/010, G/012 (epistole paoline), Antica Latina.

Tipi di Testo proposti di recente:
5) P46+B (corpus paolino)
Zunzt= Proto Alessandrino.
Manoscritti che lo testimoniano: P45, B, Sahiditico.
6) Famiglia 1739 (Atti, corpus paolino, epistole cattoliche)
Zunzt= Proto Alessandrino.
Manoscritti che lo testimoniano: 1739, 0243, 0121b, 1881 (corpus paolino); C, 1241, 1739 (epistole cattoliche).
7) Famiglia 2138 (Atti, corpus paolino, epistole cattoliche)
Vaganay= Occidentale.
Manoscritti che lo testimoniano: 2138  1611, 1505, 2495, 2412, 614, Harkleana (tutti eccetto nel corpus paolino); 630, 2200, 1799, 429, 522 (tutti solo nelle epistole cattoliche).
8) Famiglia 1 = 1, 118, 131, 205, 209, 1582. Questa "famiglia" è conosciuta come il "Lake Group".
9)
Famiglia 13 = 13, 69, 124, 174, 230, 346, 543, 788, 826, 828, 983, P47 etc. Questa famiglia è conosciuta come il "Ferrar Group".
10) Famiglia 2127 = 256, 263?, 365, 459, 1319, 1573, 2127 (forse anche: arm). Questa famiglia veniva definita "famiglia 1319" dai seguaci di von Soden.

11) Famiglia 630 = consiste di 630 2200, e probabilmente 206 429 522. Questa famiglia ha caratteristiche varie a seconda dei libri del NT. In Atti si fonde con la famiglia 1739. In Paolo con la famiglia 179 nelle epistole più recenti, mentre si fonde con il testo Bizantino nelle più antiche. Nelle epistole cattoliche l
a famiglia 630 si fonde con il gruppo 2138.

 

Tipi di Testo

 Vangeli

Atti

Corpus paolino

Epistole Cattoliche

Apocalisse

Alessandrino

 
P66 P75+B+T Aleph+Z C L (X) D (Marco) Xi (Y) 33 579 892 1241 2427 sa, bo P74 Aleph A B C 33 81 1175 vg? sa bo Aleph A C I (P) 33 81 (104) (436) 442 1175 (1241supp) 1506* 1962 famiglia 2127 2464 bo P72+B Aleph A+33+436 Psi 81 vg sa bo A C vg 1006 2050 2053 2062 2344? bo 

Bizantino

 
(A) E F G H K M (N) (P) (Q) S U V Y G L S F 047  (E) H L P Y 049 056 0142 1241  K L (Y) 049 056 0142 (33 1175 2464 in Romani) K L 049 056 0142 
(1175 in Giovanni) 
MK: 046 429 522 2138 
MA: P 051 1 181 

Cesareano

Q f1 f13 22 28(Marco) 565 700, arm, geo. 

Occidentale

D Antica Latina Syrsin? Syrcur D (E) Syrhark-marg saG67  D F G Antica Latina (eccetto Apocalisse) , (629) (goth) 

P46/B

P13 P46 B sa 

P47/Aleph

P47 Aleph 2344? 

famiglia 1739

1739 630 945 1891 2200 2298  1739 0243/0121b 0121a 6 424c 1881 (630 in Romani e Galati)  C 1241 1739 6 322 323 945 1881 2298 1243+2492? 

famiglia 2138

614+2412 383? 1505+2495 1611 2138 Syrhark  1505+2495 1611 Syrhark 2005? (1022)  614+2412 630+1799+2200 1505+2495 1611 2138 Syrhark 206 429 522 1799 

famiglia 330

330+451 2492 

(autore: Domenico Iannone)