Il Testo del Nuovo Testamento Greco:
Testo Critico contro Testo di Maggioranza. Un problema reale?


Chiesa Evangelica: P52Vi sono circa 5306 manoscritti che contengono il NT greco o parti di esso e possono essere distinti in 5 categorie:
Unciali: con questo termine si denotano i manoscritti scritti con lettere maiuscole (unciali); tali lettere erano spesso molto accurate. I manoscritti di questo tipo erano fatti di pergamena, che era ricavata dalla pelle degli animali ripulita da peli e carne e, di seguito,trattata con calce e pietra pomice. La pergamena fu usata largamente dal V° sec.al XII° sec. d.C. quando venne soppiantata dalla carta. I codici in unciale ammontano a circa 290.
Corsivi, sono i manoscritti nei quali si fa uso di lettere minuscole; era questa una forma di scrittura popolare.
Minuscoli, si indicano in questo modo i manoscritti nei quali è utilizzato una forma di corsivo più piccola del normale,che prese piede intorno al 9° sec. d.C. I codici di queste due ultime categorie ammontano a circa 2800.
Papiri: si indicano in tal modo quei manoscritti che utilizzavano come supporto per la scrittura non la pergamena ma il papiro. Questo materiale era prodotto da particolari piante il cui stelo era tagliato in strisce, che venivano incollate le une sulle altre e poi inumidite e pressate a formare fogli dalla lunghezza desiderata.
Generalmente tali fogli erano incollati tra loro a formare un rotolo. I cristiani presero l'abitudine di unirli per il centro, creando quello che sarà conosciuto come "codice". Sono stati catalogati circa 88 papiri. Essi datano dal I° all'8° sec. d.C. Il più antico è il P64 assegnato nel 1994 da Carsten Thiede agli inizi della seconda metà del I° sec.
Lezionari, erano libri letti durante le liturgie e contenevano porzioni di NT. Ammontano a circa 2200.
A tale materiale vanno aggiunte altre 2 categorie di testi:

Citazioni dei Padri della Chiesa: sono citazioni da commentari o altri testi di scrittori vissuti a ridosso dell'epoca apostolica. L'uso di tale materiale nella critica testuale presenta qualche difficoltà poichè non sempre può essere determinato se lo scrittore sta copiando una citazione biblica oppure sta citando a memoria o facendo più semplicemente allusione a un brano della Scrittura.
Antiche Versioni, sono traduzioni dal greco in altro linguaggio. Le traduzioni più importanti sono quelle Latine i cui manoscritti più importanti risalgono al V° sec. d.C. Conserviamo un totale di 50 manoscritti solo per l'antica Itala, e più di 8000 per la Vulgata di Girolamo.

Va notato che la stragrande maggioranza di tali manoscritti sono frammentari; solo 50 di questi 5000 contengono l'intero NT, e solo uno di essi è un unciale (il codice Sinaitico).

Il testo greco utilizzato per le traduzioni nelle lingue moderne, è ottenuto tramite un confronto (collazione) tra i vari manoscritti.
Al momento si confrontano due diverse "recensioni" per quanto concerne il testo greco del NT. Esse vanno rispettivamente sotto il nome di Testo Critico (da ora in poi TC) e Testo di Maggioranza (da ora in poi TdM).


Vi sono due pubblicazioni fondamentali che rappresentano il Testo del NT conformemente agli assunti del TC. Il primo è pubblicato dalla The United Bible (USB) e va sotto il titolo di: "The Greek New Testament". Il secondo è il "Novum Testamentum Graece" edito da K. Aland ed E. Nestlè. La quarta edizione della USB e la 27a ed. del Nestlè-Aland sono ora identiche.
Anche per il TdM vi sono due fondamentali pubblicazioni: "The New Testament in Original Greek According to the Byzantine/Majority Textform", edito da M.A. Robinson e W.G. Pierpont, e "Il The Greek New Testament According to the Majority Text" edito da Z.C. Hodges e A.L. Farstand. Queste due edizioni sono identiche
.


E' bene dire che le due serie di pubblicazioni rappresentanti i due tipi di testi del NT, differiscono tra loro per appena il 2% dei complessivi versetti, ciononostante specie in ambiente anglo-sassone i partigiani dell'uno o dell'altro testo si confrontano tra loro come se la posta in gioco fosse quella della sopravvivenza della stessa religione cristiana!
E' bene aggiungere che quel 2% di differenza tra i due testi non tocca nessuna dottrina fondamentale della Sacra Scrittura.

Testo greco e presupposti metodologici.

Tenteremo adesso di dar conto dei diversi presupposti che sono alla base delle due diverse ricostruzioni del testo greco del NT.
Tanto per cominciare le due "recensioni", TC e TdM, fanno capo a due diverse ricostruzioni storiche della loro genesi.
Nel caso del Testo Critico si ritiene che i manoscritti e i papiri più antichi siano quelli che più fedelmente testimoniano del testo originale, mentre i partigiani del Testo di Maggioranza sono convinti che tale materiale antico sia stato manipolato da eretici di scuola gnostica e che la stragrande maggioranza dei manoscritti più recenti, debba essere intesa come conservante il testo greco originario.
Mentre per i partigiani del TC ciò che conta è stabilire il motivo (genealogia) di una variante, per i partigiani del TdM la pertinenza di una variante dipende dalla percentuale di manoscritti che la supportano.
Per coloro che tengono per il TC, le varianti vanno "pesate", per coloro che tengono per il TdM le varianti vanno "contate".

Il Testo di Maggioranza.

Coloro che tengono per il TdM, affermano che Dio nella sua Provvidenza non avrebbe mai permesso che il testo sacro venisse smarrito per secoli, per poi essere "riscoperto" dalla critica testuale soltanto nel XIX° sec. (va però fatto osservare che i primi a fare questa affermazione furono coloro che nel XVIII° sec. difendevano il Textus Receptus di Erasmo dalle critiche del pietista Francke, oggi i seguaci del TdM non accettano il TR).
Diamo di seguito le ragioni che deporrebbero in favore del TdM:
1) La vasta maggioranza dei manoscritti greci riflette il TdM (detto anche testo Bizantino). Dei 5306 manoscritti, papiri e lezionari circa il 90% contiene il TdM. Al contrario, solo un papiro presenta un testo simile a quello del TC (tale tipo di testo è detto anche "alessandrino"), il P45.
Sempre a proposito di papiri, molti di questi contengono il testo bizantino (P13, P45, P46, P47, P49, P59, P66, P72, P74, P75).
2) Il TdM era, anche livello geografico, largamente distribuito e accettato rispetto al TC .
Il TC, o testo alessandrino, largamente diffuso in Egitto, era così sottostimato che fu lentamente portato in conformità al testo Bizantino dopo il IV° sec.
3) Le più antiche traduzioni del NT dal greco appaiono essere una commistione di testo alessandrino e testo bizantino (sovente il testo appare di non facile determinazione), ma generalmente contengono un testo di tipo Bizantino almeno in parte. Tale è il caso della Peshitta (400 circa), della Harklensis (616), della Versione Siriaca (400 circa), della Versione Armena (400 circa), della Versione Gotica (340 circa), della Antica Slovenica (850 circa) e della Vulgata ( ).
4) Nessuno degli scrittori neo-testamentari scrisse mai a chiese egiziane (nelle quali il testo alessandrino era diffuso) eppure stranamente queste chiese senza possedere tali autografi con i quali confrontare le copie, furono in grado di approntare copie con poche errori rispetto agli autografi e di conservarle, superando in questo quelle chiese orientali che possedevano gli originali e potevano utilizzarli per confrontare le proprie copie.


A detta dei seguaci del TdM, coloro che adottano il TC non tengono sufficientemente conto della possibilità che eretici gnosticizzanti, diffusi soprattutto in Egitto dove il testo alessandrino era utilizzato, possano aver corrotto il testo greco del NT.

I seguaci del TdM, nel mettere a punto il proprio testo del NT greco, applicano i sette canoni dello studioso Burgeon, detti anche "Sette canoni di Verità":
1) Antichità, o Primitività.
2) Accordo dei Testimoni, o Numero.
3) Varietà dell'Evidenza, o Cattolicità (cioè distribuzione geografica).
4) Rispettabilità dei Testimoni, o Peso.
5) Continuità, o Ininterrotta Tradizione.
6) Evidenza dell'intera Lezione, o Contesto.
7) Considerazioni Interne, o Ragionevolezza.

Il Testo Critico.

Secondo Westcott ed Hort, il testo Bizantino fu formato per conflazione (revisione) tra il 250 e il 350 d.C. Metzger aggiunge che tale revisione fu, forse, prodotta ad Antiochia in Siria e adottata a Costantinopoli da dove si diffuse attraverso l'impero bizantino. Va però detto che tale ricostruzione è solo congetturale.
Secondo K. Aland vi fu un'intensa produzione di manoscritti neo-testamentari tra la fine del III° sec. e l'inizio del IV°, probabilmente da situarsi tra la fine della persecuzione degli imperatori Decio e Valeriano (264) e l'inizio di quella di Diocleziano (303). Durante questi circa 40 anni di pace, ad Antiochia fu prodotto l'esemplare originario del testo della Koinè, e in un'altra località dell'Oriente il manoscritto dal quale è disceso il codice di Beza, i due testi alla base del testo Bizantino.
Certamente le comunità più attive nella produzione di manoscritti saranno state quelle orientali dato che non sembra che l'ovest antico fosse da questo punto di vista molto prolifico. La stessa comunità di Roma era più attenta a problemi di ordine pratico che a speculazioni teologiche (ciò porterebbe ad escludere la possibilità che in occidente possa essersi formato un peculiare tipo di testo).
La chiesa egiziana possiede un proprio testo peculiare, l'Alessandrino,da quando, intorno al 200 d.C. il vescovo Demetrio riuscì a liberarla dalle contaminazioni gnostiche. I Patriarchi alessandrini poichè governavano centralisticamente la propria provincia ecclesiastica, riuscirono ad imporre tale testo, ma con il tempo anche il loro testo venne assimilato al testo della Koinè e il testo Alessandrino diventò testo Egiziano.
Se ne deduce che una scarsa centralizzazione ecclesiastica permetteva la diffusione di testi del NT anche con varianti significative, a distanza di pochi chilometri da un distretto ecclesiastico all'altro (è il caso dell'Egitto del I° sec. d.C.).

Gli studiosi del TC fanno largo uso di un metodo filologico detto "genealogico" che consiste nel "collazionare" (confrontare) i diversi manoscritti e creare in tal modo dei gruppi o "famiglie" (stemmi) possedenti caratteristiche comuni.
Una famiglia fondamentale è quella del Testo Primitivo, che è il tipo di testo diffuso sino al III°-IV° sec. Esso non appare inserito in alcuna "canalizzazione", poichè probabilmente non vi era nessuno nella chiesa in grado di imporla; è diviso in tre sottogruppi:
1) Testo Stabile, che è il testo che si attiene con maggiore precisione al modello "originario".
2) Testo Normale,che si attiene con minore precisione del precedente al modello "originario".
3) Testo Libero, accoglie le lezioni più disparate
Risulta chiaro che quste distinzioni in gruppi presuppongono che il testo greco del NT coincida con la recensione del TC.
Girolamo, nelle sue prefazioni ai Vangeli, testimonia che al suo tempo esistevano due forme di testo greco del NT, l'Alessandrina (messa a punto da Esichio) e la Koinè (messa a punto da Luciano) che più tardi darà origine al testo Bizantino.

Le regole filologiche utilizzate dagli assertori del TC, per determinare quale variante testuale vada espulsa o ricevuta nel testo sono (regole di Metzger) :
1) In generale la lezione più difficile deve essere preferita. I copisti tendevano a semplificare il testo.
2) In generale la lezione più breve deve essere preferita. I copisti tendevano ad ampliare il testo, ad esempio con aggiunte edificanti.
3) Poichè gli scribi frequentemente portavano passaggi divergenti in armonia l'uno con l'altro, in passaggi paralleli.La lezione che implica dissidenza verbale deve in generale essere preferita ad una che presenta concordanza verbale.
4) I copisti talvolta: a) rimpiazzavano una parola non familiare con un sinonimo più familiare; b) alteravano una forma poco raffinata con una espressione più elegante in accordo con la tendenza atticizzante del loro tempo; c) aggiungevano pronomi, congiunzioni, e attributi onde rendere il testo più accesibile alla lettura.
(Il testo Bizantino a detta di Metzger, presenta tutti insieme tali difetti).
I seguaci del TdM obiettano che i copisti del testo Bizantino potrebbero non aver conflatto lezioni divergenti e che gli originali del NT potrebbero essere stati scritti utilizzando un greco piano e comprensibile e non in un linguaggio difficile e contraddittorio come suppongono al contrario i seguaci del TC.
Si può concludere dicendo che i seguaci del TC ricostruiscono il testo del NT greco facendo largo uso delle regole del Metzger, mentre per determinarne la storia attingono a piene mani alle testimonianze patristiche. I seguaci del TdM si affidano, invece, quasi esclusivamente al criterio del numero dei manoscritti (in realtà considerando le differenze rispetto al Textus Receptus di Erasmo, vi è anche un certo ricorso a criteri di tipo filologico).
Nonostante il ricorso ad approcci tanto diversi è da ritenersi davvero un' opera provvidenziale quella che vede i due tipi di testo sostanzialmente coincidere.

Differenze tra Testo Critico e Testo di Maggioranza.

Diamo di seguito alcuni brani della Scrittura dove sono più evidenti le differenze tra i due tipi di testo greco che stiamo esaminando.
Matteo 5:22 Il TdM aggiunge: "senza motivo". Il TC omette tale variante poichè essa non si accorda con la nota equazione Aleph+Beta+poche altre evidenze manoscritte+ regole di Metzger=la lezione migliore.
Matteo 6:13. Il TdM aggiunge alla fine del brano: "Perchè tuo è il Regno e il Potere e la Gloria in sempiterno. Amen". Coloro che seguono il TC omettono la lezione poichè la ritengono aggiunta per motivi "liturgici". Al contrario, coloro che seguono il TdM ritengono che la lezione sia stata omessa da gnostici tesi a screditare l'onnipotenza divina. Inoltre la Didachè ( circa 100 d.C.) contiene il brano.
Matteo 11:19. Il TdM ha la lezione "la Sapienza è giustificata dai suoi figli", mentre il TC "la Sapienza è giustificata dalle sue opere". Coloro che seguono il TC ritengono che il termine "figli" ( teknon ) sia stato originato da uno scriba desideroso di armonizzare il brano in questione con quello di Luca 7:35.
Matteo 20:16. Il TdM aggiunge al brano "Perchè molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti". Il TC omette il brano poichè ritiene che esso sia una ripetizione accidentale (homoteleuton) di Matteo 20:16.
Marco 1:1. Il TdM aggiunge "Il Figlio di Dio". Anche se Aleph contiene l'espressione, il TC la omette perchè Theta (IX° sec.) e 28 (XI° sec.) non la contengono.
Marco 16:9-20. E' questa la cosidetta "chiusa lunga" che il TC omette sulla base di Aleph, Beta e 304 (XII° sec.).
Giovanni 3:13. Il TdM aggiunge "...che è in cielo.". Il TC ritiene tale aggiunta essere una glossa di qualche scriba con interessi cristologici, mentre coloro che seguono il TdM ritengono che l'espressione sia stata omessa da gnostici desiderosi di gettare ombra sulla deità del Cristo.
1Corinzi 2:4. Il TdM aggiunge davanti a "sapienza" l'aggettivo "umana". Coloro che seguono il TdM sono convinti che la parola sia stata omessa dagli gnostici che rifiutavano la sapienza in tutte le sue forme, mentre coloro che seguono il TC ritengono che l'aggettivo sia stato aggiunto per rendere il testo più chiaro e scorrevole.
1Timoteo 3:16. Il TdM legge "Dio fu manifestato in carne". Il TC al posto dell parola "Dio" legge "Chi", ritenendo che la lezione "Dio" sia dovuta all'errore di qualche scriba che ha interpretato il pronome greco OS come se fosse stato un "nomina sacra" ( OS era talvolta usato come abbreviazione di QEOS ).
Ulteriori varianti: Matteo 9:13; 17:21; 26:28; Marco 9:45; 10:24; 15:28; Luca 2:33; 4:4; 9:55; 24:53; Giovanni 1:18; 5:3,4; 6:47,55; 8:59; Atti 1:14; 2:47; 8:37; 9:5,6; 24:6-8; 28:29; Romani 1:16; 8:1; 11:6; 1Cor. 6:20; 15:55; Gal. 3:1; Filip. 1:16,17; 1Tim. 6:5; Ebrei 1:3; 1Pietro 1:22; 2:2; 3:15; 4:14; 2Pietro 3:10; 1Giov. 3:1; Giuda 23,25.

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(autore: Domenico Iannone)