Differenze tra il Greco Attico e il Greco Koinè


Il Koinè o greco ellenistico è un tardo sviluppo del greco classico o Attico, quest'ultimo era il dialetto parlato in Attica (la regione comprendente Atene), durante il periodo classico.
L'Attico comincia a modificarsi venendo a contatto con altre parlate locali, in seguito alle conquiste di Alessandro Magno. Tali modificazioni non mutarono l'essenziale carattere attico del Koinè, che però risultava più pratico che accademico, attento alla chiarezza più che all'eloquenza.
La grammatica del Koinè appare semplificata rispetto all'Attico, le eccezioni sono presenti in numero minore e semplificate, le inflessioni sono tolte o armonizzate, e la costruzione sintattica resa più semplice.
La Koinè si configurava come una lingua per la comunicazione quotidiana e non per scrivere libri.
Nell'ortografia apparvero pochi mutamenti. L'Attico TT , divenne SS. Vi era una tendenza a mutare gli spiriti forti in dolci, eccetto nelle parole che un tempo contenevano un digamma (e con le parole imparentate con quelle che lo contenevano).
Nel Koinè l'elisione non è comune, al contario della crasi. Le consonanti finali sono aggiunte ad AUTOS ed ESTIN non preoccupandosi se la parola che segue cominci con vocale o meno, come invece l'Attico richiederebbe. Gli accenti gravi si trasformano in accenti tonici.
A proposito del vocabolario può essere notato che vi è un generalizzato cambiamento di senso rispetto ai vocaboli attici:
KALOS rimpiazza EU; ESXATOS prende il posto di TELEUTAIOS e USTATOS; PROBATON rimpiazza OIS; AFIHMI ha la meglio su EAW. Il termine BASANON, subisce una graduale metamorfosi, passando a significare nell'ordine: "prova", "tortura", "malattia". Il numero cardinale EIS, perde la sua forza numerica e diventa in molti casi equivalente al pronome indefinito TIS. IDIOS è usato come un pronome possesivo. EAUTWN è sostituito dalla prima e seconda persona plurale del pronome riflessivo (EMWN AUTWN e UMWN AUTWN). Per i sostantivi maschili la forma Ionica -RHS prevale sulla forma attica -RAS.
Gli aggettivi possessivi che l'Attico usava per esprimere il genitivo del pronome personale, scompaiono e vengono rimpiazzati dal pronome personale con la desinenza del genitivo (EMOU, SOU, AUTOU, ossia di me, di te, di lui ect.).
Il modo usato per esprimere i gradi di comparazione dell'aggettivo viene semplificato, il superlativo scompare quasi del tutto, sostituito dal comparativo, e se talvolta appare il superlativo esso è usato in un senso elativo (.
I verbi sono quelli interessati ai maggiori mutamenti. Le forme verbali terminanti in -MI cominciano ad essere accantonate, scompare il duale, il futuro appare poco: il futuro perfetto (non perifrastico) è perlopiù eliminato; il perfetto semplice è limitato al modo indicativo; il participio futuro comincia a cadere in disuso; il futuro indicativo assume alcune delle funzioni del congiuntivo aoristo.
L'ottativo ha un uso limitato.
Gli aggettivi verbali in -TEOS sono assenti (fa eccezione Luca 5:38), quelli in -TOS si riducono. La costruzione perifrastica diventa maggiormente presente.
Il piuccheperfetto nella Koinè non utilizza l'aumento, e richiede il -KEI invece del -KE. Il passivo acquista precedenza sul medio-passivo. Nella LXX, la desinenza verbale -SAN è usata con il tema dell'aoristo e dell'imperfetto (-EIDOSAN, -ELABOSAN, -ELQOSAN).
Gli Aoristi in -A appaiono con frequenza (EQAN).

Sintassi

Il Koinè predilige frasi brevi, paratattiche (frasi coordinate dal KAI), un uso parsimonioso del participio, abbondanza di preposizioni.
La declinazione di sostantivi, aggettivi e verbi sovente è a senso, e un sostantivo neutro plurale può essere usato con un verbo al singolare o al plurale.
Il Koinè usa i pronomi personali nei casi obliqui molto spesso, mentre l'Attico vi ricorreva solo per chiarezza
L'Attico usava l'ottativo:
1) per esprimere un desiderio. Tale uso è ancora presente nella LXX, nel NT e nei papiri, ma vi è una forte tendenza a sostituirlo con l'imperativo nelle richieste e nelle imprecazioni. L'Attico EIQE e EI GAR non ricorrono con l'ottativo nel Koinè (nè appaiono con l'indicativo a manifestare un desiderio) piuttosto è usato OFELON con il futuro indicativo. Nel NT vi sono 38 di ottativo volitivo, 15 volte è usata l'espressione MH GENOITO (Luca 20:1).
2) nelle clausole principali per indicare ciò che è pensato (ottativo potenziale). Tale uso con il Koinè sparisce quasi del tutto, tranne talvolta in alcune apodosi di frasi al condizionale. Il futuro indicativo o il congiuntivo rimpiazzano l'ottativo potenziale. Nel NT vi sono 5 casi con AN, come apodosi di protasi sottointese (Atti 5:24; 8:31; 26:29; Luca 1:52; 6:11).
3) nei discorsi indiretti. Il Koinè lo usa molto poco, non facendo molto uso di discorsi indiretti. L'ottativo iterativo in proposizioni subordinate è soppiantato da AN e l'imperfetto o l'aoristo indicativo. Nel NT vi sono 9 esempi di EIH (ottativo di EIMI) in Luca-Atti, e 5 esempi di ottativo con EI (che non sono protasi del periodo ipotetico) in passi che indicano esitazione e incertezza (Atti 20:16; 25:20: 27:39; 17:27)
Nel greco classico vi erano cinque tipi di affermazioni al condizionale:
1) della realtà (EI con l'indicativo),
2) condizioni contrarie al fatto (EI con l'indicativo di un tempo con l'aumento);
3) condizioni di viva aspettazione (EAN con un congiuntivo);
4) condizioni di meno viva aspettazione (EAN l'ottativo potenziale);
5) ripetizione nel passato (EI con l'ottativo).
Nel Koinè, 1) perde terreno, 2) persiste, 3) prevale, 4) è molto presente, e 5) sparisce.
Il Koinè non ha proposizioni condizionali relative, in cui il pronome indefinito sostituisce la congiunzione condizionale.
Inoltre dopo un verbo di cura, affetto ,sforzo, l'Attico usava WPOS con il futuro indicativo per l'oggetto (cosa che il Koinè non usa), inoltre WSTE con l'infinito denota un risultato possibile, mentre WSTE con l'indicativo un risultato attuale, tali distinzioni appaiono nebulose nel Koinè (secondo alcuni grammatici l'uso dell'infinito nella Koinè indica un risultato atteso, OPWS è scomparso davanti ad INA e WS davanti ad OTI. INA assume la funzione di particella finale e assume con OTI la funzione di congiunzione dichiarativa. Inoltre ME inizia ad assumere la stessa funzione di OU eccetto quando OU appare associato ad EI.

Nota Bibliografica


(autore: Domenico Iannone)