Chiesa Evangelica Riformata di Salerno

Nella Bibbia non troviamo una tematizzazione specifica del compito dell'arte, ma il contesto biblico non è alieno a riferimenti più o meno espliciti alla bellezza, i Salmi ne sono una testimonianza, come pure le decorazioni del tempio a Gerusalemme con i cherubini, le colonne, i capitelli dorati e decorati. La prima volta in cui viene menzionato lo Spirito Santo è in occasione dei piani per la creazione della tenda di convegno (Esodo 31). Dio pur non avendo dato delle specifiche leggi in merito all’arte o a qualsiasi altro aspetto culturale, indica con chiarezza che questa dimensione appartiene alle possibilità umane: Dio ha creato e strutturato l’uomo conferendogli la libertà e il compito di scoprire ed attuare il contenuto di tali leggi.

L’arte in generale non possiede ”giustificazioni“, il ”perché“ della sua esistenza non va spiegato. Pertanto se all’arte va attribuito un significato, questo dipenderà dal suo essere stata creata da Dio. L’arte allora acquista significato, perché a Dio è sembrato buono donare all’umanità la fruizione della bellezza. Ciononostante l’arte può anche insegnare, lodare, profetizzare, favorire le relazioni sociali. E’ senz’altro falso affermare che l’arte è buona solo se promuove il cristianesimo, perché questa sarebbe solo un'altra forma di utilitarismo. Ma se desideriamo usare l’arte per obiettivi cristiani, allora bisogna assicurarsi che l’arte utilizzata sia realmente tale. La pseudo-arte produce solo un messaggio cristiano distorto e impreciso. In genere l’arte manifesta l’amabilità e la bellezza, qualità queste che non appartengono solo all’arte, ma alla vita in genere. Nel progetto originario di Dio, bellezza e amabilità dovevano appartenere in modo pieno a tutte le attività umane. Ora esse testimoniano ad un mondo parzialmente disarmonico e brutto (a causa del peccato), della perfetta armonia e bellezza a cui l’uomo è destinato da Dio. In secondo luogo, l’arte ci sprona a ricercare la bellezza e l’amabilità nelle cose che creiamo e ci circondano. La bellezza non è infatti prerogativa esclusiva dell’arte. Anche se la bellezza ha molto a che vedere con i lineamenti e il colore, con la forma e le proporzioni, con il ritmo e il suono, con la rima e la relazione tra le parole, con la composizione, l’unità e la diversità, essa non si identifica con l’estetica. In realtà, più che rendersi visibile in queste cose, la bellezza si realizza attraverso di loro. L’opera d’arte è più che la somma dei suoi elementi materiali e sensoriali. L’arte è una struttura complessa, che nella sua realizzazione in opere concrete è densa di realtà, di significato e di molti altri elementi. L’arte pura spesso non è altro che arte povera. Con ciò non si intende affermare che l’arte deve essere valutata su due piani diversi, l’uno morale e l’altro estetico. In realtà l’estetica, ha sempre a che fare con contenuti e interpretazioni della realtà. Le opere d’arte propongono sempre una unità nel molteplice. Ogni linea, ogni colore, ogni ombra assolve la funzione di rendere chiara l’idea che l’artista ha in mente. In breve, forma e contenuto si realizzano nel prodotto artistico finale, che risulta essere più che la mera addizione di forma e contenuto. Per dirla con M. Heidegger, l’opera d’arte ”scopre“ un mondo.


Anche se nella creazione artistica entrano in gioco tecniche, qualità del colore, del pennello, della tela, delle linee ect., tutte cose in grado di esprimere il linguaggio artistico, ciò che alla fine conterà è che anche le cose brutte diventano belle quando sono rappresentate liberamente e amate dall’artista. Amore, bellezza, libertà sono elementi strettamente connessi nell’opera artistica.


L’arte non deve essere una copia della realtà. L’arte presenta sempre una interpretazione della realtà, della cosa vista, delle relazioni. Essa mostra sempre che cosa l’artista e il gruppo a cui egli appartiene, vede e sperimenta ciò che ritiene importante e prezioso. Altrimenti egli non cercherebbe di raffigurare quella cosa. Per l’uomo medievale il paesaggio non è tanto importante e lo rappresenta in modo distorto, allo stesso modo dei ritratti, mentre per un pittore fiammingo del 600, la semplice bellezza di una mela, o di un bicchiere sono degni di rappresentazione. L’arte rimane sempre un’interpretazione, una prospet­tiva particolare sulla realtà. La verità nell’arte non significa che l’artista ha copiato la realtà alla perfezione, ma che la sua visione della realtà è stata una buona e ricca prospettiva sulla realtà. La verità della rappresentazione ha dunque ha a che fare con la pienezza della realtà, con la sua estensione e col suo significato. La verità nell’ arte non può mai essere solo naturalistica. Nell’arte la verità non significa che ogni dettaglio deve essere vero in un senso fisico o storico o teologico o scientifico. Il mondo contemporaneo, segnato dal relativismo, afferma spesso che non possiamo mai esprimere la verità, così all’artista spetta il compito di essere solo onesto. In realtà l’artista deve ”anche“ essere questo, in quanto l’onestà esprime quella che potremmo definire la ”verità soggettiva“ dell’artista, ossia le sue intuizioni, la sua visione delle cose, la sua comprensione della realtà che lo circonda. Con ”verità“ non si intende il trovarsi in accordo con la realtà a livello concettuale, questa è una concezione razionalistica e parziale della verità, ma del perseverare nelle relazioni che Dio desidera vengano stabilite dagli uomini. L’opera d’arte deve essere coerente con il posto per il quale è stata creata, per l’occasione per cui è stata concepita, o per la funzione che deve svolgere. Anche la ”giustizia“ entra nella costituzione dell’opera d’arte. Essere giusti significa dare a ciascun elemento dell’opera quanto gli è dovuto - cosa che possiamo definire come giusto equilibrio o sguardo d’insieme armonioso. "Giusto" è un termine biblico dalle molte sfumature, e indica anche la carità e la grazia. L’arte deve anche essere ”pura“. Purezza nell’arte significa che l’arte viene creata per aiutare chi legge, ascolta o vede ad avere pensieri puri. Non cerca di stuzzicare, non specula sulle brame peccaminose presenti nell’ altro, non sedu­ce, ma aiuta piuttosto l’uomo a vedere il buono e il bello. Mostra l’iniquità e protesta, ma la sua protesta è fatta con amore, contro ciò che è ingiusto, meschino e cattivo. Entro questa cornice possiamo accennare al ”nudo artistico“. La nudità si trova nelle espressioni artistiche di tutti i tempi. Per alcuni artisti, essa manifesta la nudità e debolezza spirituale dell’uomo, per altri essa è simbolo della grandezza dell’uomo. L’elemento erotico e quello sessuale occupano un posto nell’ ar­te, proprio come nella vita, essendo entrambi un dono di Dio. La verità, l’onore, la giustizia, l’amabilità, l’eccellenza e la lode sono norme ovvie per 1’arte, come lo sono per la vita. Queste norme sono tutte un aspetto del grande comandamento di amare. L’amore è un comandamento che comprende in sé anche l’arte. Solo sottomettendo l’arte all’amore si possono creare cose che stanno al posto giusto, che aiutano il prossimo a maturare, che rendono il mondo più bello, più armo­nioso, più idoneo alla vita umana, più atto ad esprimere la bellezza interiore e l’amore che tutti gli uomini, credenti o meno, cercano. La bellezza è un sottoprodotto dell’amore.


In tale ottica, l’artista cristiano è invitato a sforzarsi di creare l’amabile e il bello per il suo prossimo, a promuo­vere il buono e a combattere il male, il brutto, il negativo, ad essere affamato e assetato di giustizia. Rispetto alla struttura del creato, deve costruire oggetti artistici che aiutino ad essere aperti e positivi; deve inoltre agire, sul fondamento di Cristo il suo Signore e Salvatore, nell’amore e nella libertà. Lo farà con amore - per le persone alle quali la sua opera è destinata, per i materiali che usa, per il soggetto che sceglie di ritrarre, per la verità che intende esprimere, per il Signore che egli serve. Senza essere legato a delle regole fissate da uomini, libero dal passato, dal presente e dal futuro, da tutto ciò che è umano o che è stato creato, rifacendosi alla tradizione, o andando alla ricerca di nuovi metodi espressivi, nuovi materiali, nuovi argomenti da trattare, nuove tecniche. La ricerca della bellezza necessita dell’opera di Cristo, l’Uomo Nuovo (Rom. 6), poichè la bellezza è un frutto dello Spirito. Perciò non sarà mai realizzabile a meno che non preghiamo prima e poi operiamo. Possiamo pregare il Signore di fornirci aiuto, perché ci apra gli occhi sul modo in cui possiamo raggiungere gli obiettivi migliori per il nostro prossimo, perché ci aiuti a creare il meglio secondo il meglio che è in noi, attraverso di Lui. L’arte, come ogni cosa della nostra realtà creata, è da Lui, attraverso di Lui e per Lui. Tale modalità sfugge quando collochiamo l’arte fuori dal contesto della vita, in una sfera autonoma. Ci occorrono l’ispirazione dello Spirito Santo e il rinnovamento della nostra vita in Cristo, per ottenere grazia di creare il buono e il bello. Ma non possiamo fare attività artistica a prescindere dai tempi in cui viviamo. La nostra chiamata è quella di lavorare nel mondo attuale, come persone che hanno ricevuto di diventare figli di Dio (Gv. 1:12). Per mostrare fin d’ora qualcosa della bellezza della libertà dei figli di Dio (Rom. 8:21), per la quale il mondo geme e attende, bramandola intensamente. La nostra chiamata è quella di combattere per la libertà e per l’amore, non di conquistare il mondo. La chiamata a noi rivolta è quella di non vergognarci e di manifestare, seppure in maniera imperfetta, un segno della potenza di Cristo all’opera in noi.

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